domenica 19 febbraio 2012

Su "Magnificat"

Una bella recensione di Magnificat, dal blog di Giorgio Carrozzini.

Facile accostare la filosofia, o la ricerca filosofica alla “montagna”, spesso chi va in montagna già di per se sta facendo una qualche ricerca di “senso” del proprio esistere.
Nel suo libro “Magnificat” Gianni Vattimo, il filosofo che ha saputo leggere nella nostra modernità, apparentemente forte, la fragile e la indeterminatezza del “pensiero debole”. Ma accidentalmente Vattimo non ha potuto fare a meno di intravedere nella montagna un “valore forte” di cui tuttavia non ha osato teorizzare il senso.
Questo piccolo libricino riporta la passione giovanile di Vattimo per la montagna, quando con Azione Cattolica andava a recitare il Magnificat sulle cime intorno a Torino. E' il racconto dei suoi incontri eccellenti con uomini quali Bonatti, Messner, gli uomini del “pensiero di montagna” ma anche con uomini come Umberto Eco, il suo amico e mentore Luigi Payerson.
Vattimo arriva a sfiorare le questioni si senso che vedono coinvolta la montagna quanto parla del “rischio” la dove il rischio diventa nientemeno che parte integrante delle possibilità dell'esistere. Non certo sta tragicamente accadendo nel nostro presente dove ogni pericolo, ogni rischio, ogni bruttura, ogni male deve essere eliminato o nascosto.
Andare in montagna ha in se una dose di rischio e nonostante le conseguenze di tale rischio siano fatali o quantomeno tragiche non possiamo fare a meno di considerare quel rischio almeno in parte accettabile.
Come nel libro di Enrique Vila Matas “Esploratori dell'Abisso”, dove il figlio chiede al padre... “perché mi hai generato sapendo che mi stavi donando la morte?”
Siamo portati da un istinto esplorativo, se sapessimo dove ci porta non intraprenderemmo il viaggio...
Un libro interessante, piccino pieno di domande più che di risposte... solletica l'appetito... non quello fisico ma del pensiero.

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