giovedì 30 giugno 2011

Tav: Lettera aperta di Gianni Vattimo al Commissario europeo ai Trasporti e al Presidente della Commissione europea


Lettera aperta

al Commissario europeo ai Trasporti, Sim Kallas

al Presidente della Commissione europea, Manuel Barroso

Egregi Colleghi, Vi ringrazio anticipatamente per l'attenzione che vorrete riservare a questa lettera, che vi scrivo nella mia qualità di deputato eletto nella circoscrizione Italia Nord Ovest. Le vicende della Linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione vi sono ovviamente già note. La costruzione di questa linea, oltre a investimenti dei Paesi interessati, comporta anche un notevole esborso di denaro da parte dell'Unione Europea. La concessione di tale contributo, nei vari accordi che si sono succeduti negli anni, era condizionata dal rispetto di varie clausole, tra le quali l'accordo con le comunità locali toccate dal progetto. Questo accordo, nonostante tutti i tentativi delle autorità e forze politiche italiane decise ad appoggiare la realizzazione, non c'è mai stato. Per aggirare l'ostacolo, governo italiano e governo regionale hanno escluso dai vari tavoli di contrattazione tutti i sindaci e rappresentanti locali contrari al progetto, violando così una delle condizioni esplicitamente previste negli accordi. In reazione a questa esclusione, un gran numero di cittadini della Val di Susa - che dovrebbe pagare i massimi costi per l'impresa (da dieci a vent'anni di scavi con rimozione di materiali ricchi di amianto, in zone con forte vocazione turistica, inquinamento di falde acquifere, distruzione di boschi e terreni agricoli, inquinamento da rumore per citare solo i danni più prevedibili e documentati) - hanno deciso di ricorrere a forme di resistenza pacifica e passiva, acquistando a proprie spese parte dei terreni su cui dovrebbe realizzarsi l'opera e, da vari mesi, occupando le zone destinate agli scavi. Sottolineo: non c'è mai stata e non c'è in Val di Susa una significativa parte della popolazione favorevole al progetto. Le varie trasformazioni, e le relative lungaggini e proroghe di termini che esso ha già conosciuto (sulla cui legalità sussistono forti dubbi) sono appunto dovute alla resistenza della maggioranza assoluta della popolazione locale. Una resistenza alimentata da un motivo elementare ma decisivo: le varie commissioni (come l'Osservatorio istituito da governo nazionale e regione) non hanno mai preso in esame seriamente le ragioni che militano contro la realizzazione della ferrovia, ragioni documentate da ponderosi studi di esperti autorevoli; pretendendo sempre soltanto che i cittadini fornissero suggerimenti sul "come" realizzare l'impresa, presentata, con argomenti puramente ideologici, come necessaria al progresso, sviluppo, agevolazione dei trasporti. Non avendo potuto convincere i cittadini della bontà del progetto, governo nazionale e locale hanno fatto ricorso da ultimo a una imponente operazione di militarizzazione della zona destinata agli scavi. Qualche giorno fa duemila tra agenti di polizia, carabinieri, guardie di finanza, hanno proceduto allo sgombero delle zone occupate dai cittadini che hanno opposto resistenza passiva e pacifica. Lo scopo di questa azione militare era quello di garantire la possibilità di avviare il lavoro di scavo di un primo tunnel entro il 30 giugno, data stabilita perché l'Unione europea erogasse i circa 600 miliardi di euro promessi. Anche il capo del governo italiano ha dichiarato esplicitamente che bisognava avviare i lavori a ogni costo per non perdere i sussidi europei. Imprese e lobby di vario genere (conoscete, egregi Colleghi, la storia delle grandi opere in Italia) cercano in tutti i modi di non lasciarsi sfuggire questa opportunità di guadagni.

Poiché il 30 giugno è ormai vicino, ho chiesto al Commissario Kallas un incontro urgente per illustrargli questa situazione. Con lo scopo di mettere in guardia l'Unione dal rischio di erogare imprudentemente fondi che, sia per l'opposizione legittima delle comunità locali, sia per l'evidente e documentata irrazionalità dell'opera, sono destinati a permettere, nel migliore dei casi, solo l'inizio di un lavoro che sembra fatalmente condannato fallire, dopo anni di rovine ambientali e di spreco di risorse e, non da ultimo, di discredito della democrazia e della stessa Unione.

Sono a vostra disposizione per ogni eventuale chiarimento ulteriore.

Gianni Vattimo

1 commento:

Stephan Lausch ha detto...

Bellissimo trovare ora anche la voce del filosofo in queste battaglie! Dà ulteriore speranza di riuscire nella svolta necessaria!