sabato 28 maggio 2011

Meglio gay che Berlusconi


Meglio gay che Berlusconi
Politici, artisti e intellettuali in difesa dell'omosessualità

Da: Lettera43
In Italia a pensare che è «meglio guardare le belle ragazze che essere gay» non è solo il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. La nostra società è ancora divisa tra chi si dichiara e si mostra eterosessuale e «gli altri».
La discriminazione passa per le barzellette e arriva fino al mancato riconoscimento dei diritti. La comunità Glbt (gay, lesbiche, bisessuali e transgender) lotta invano da anni per poter vedere legittimata l’unione e la coppia. Eppure non ci si rende conto che molti «diversi» sono politici, artisti e intellettuali della nostra epoca. Personalità che contribuiscono, con il loro personale punto di vista, ad arricchire la nostra società.
Daniela Gambino ci presenta una galleria in cui troviamo molti nomi noti: Nichi Vendola, Tiziano Ferro, Aldo Busi, Leo Gullotta, Franco Grillini e Gianni Vattimo.

Daniela Gambino, 10 gay che salvano l’Italia oggi, Laurana, 144 pagine, 11,90 euro.

Qui, sul sito di Wuz, troverete l'introduzione del volume.

Leggete anche l'articolo relativo al libro ("Froci salvate l'Italia") sul sito de L'Espresso, apparso (come il libro stesso) in occasione della giornata mondiale contro l'omofobia (17 maggio).

domenica 22 maggio 2011

No Tav, "siamo ancora qua"

No Tav, "siamo ancora qua"
Carta, 22 maggio 2011.
Chiara Sasso

Uno dei tanti balconi che si affacciano sulla strada dove sta partendo la manifestazione Notav, Rivalta-Rivoli, è addobbato con bandiere. Qualcuno da sotto in su grida: «Cosa fate, non venite?». «Abbiamo la cresima oggi, non si può». Basterebbe questo come carta di presentazione del popolo Notav che ha di nuovo riempito le strade questa volta fuori dalla valle di Susa. Tracciato che interessa la Collina morenica di Rivoli, alle porte di Torino.

Sabato 21 maggio, per la questura quattromila, per l’Ansa quindicimila. Tanti. Come i trattori che hanno aperto la strada: oltre sessanta. Bambini saliti a grappoli, qualcuno è impegnato ad asciugare il sudore al padre impegnato al volante, dentro la cabina si muore di caldo. I cartelli sui musi dei trattori riportano frasi del tipo: La Coldiretti c’è: «Fermiamo il consumo del territorio». «In marcia per difendere l’ambiente, la nostra vita, l’agricoltura». Il segretario provinciale al termine della manifestazione ricorderà: «Oggi tutti hanno lasciato i lavori in cascina, il fieno lo imballeranno domani». Molti commentano l’accaduto di pochi giorni fa al termine di un consiglio comunale aperto, proprio a Rivoli. Un funzionario della Provincia, Paolo Foietta, con il compito di spiegare il tracciato del Tav è stato messo alle strette dal fuoco di domande di un pubblico sempre più esigente e incazzato, alla fine non ha avuto altri argomenti se non quello di appioppare un ceffone all’ex presidente provinciale della Coldiretti, Carlo Gottero. Finimondo. Il giorno dopo Stefano Esposito e Gianfraco Morgando, sottoscrivevano un comunicato Pd nel quale si esprimeva la più totale solidarietà a Foietta, il quale era stato costretto a subire un clima pesante, esasperato, tanto da fargli saltare i nervi e costringerlo a dare un «buffetto» al provocatore Gottero.

Certo non è da tutti poter vantare, come il movimento Notav, una professionalità nonviolenta acquisita in vent’anni, lotta pacifica, precisa come una goccia d’acqua, solo tante domande. Insopportabile.

Apre la manifestazione lo striscione: «In valle in pianura come a Chiomonte». «Hanno provato a Convincerci, a Costringersi a Comprarci», dirà al termine della manifestazione Sandro Plano presidente Comunità Montana, «ma noi siamo ancora qui perché quest’opera è una grandissima bufala. Lo dimostra l’ultima sparata, dicono che l’opera verrà fatta per fasi: prima il tunnel di Chiomonte, poi il nodo di Torino, il pezzo in mezzo, la bassa Valle di Susa, secondo loro se ne parlerà nel 2023. Che senso ha?». Tutto questo deciso nel vertice istituzionale del 3 maggio a Palazzo Chigi con il sottosegretario Gianni Letta, il ministro dei trasporti e delle Infrastrutture, Altero Matteoli, il presidente dell’Osservatorio Tav Mario Virano, il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, e della Provincia, Antonio Saitta, il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, e solo alcuni dei sindaci della valle fra questi Antonio Ferrentino. Fuori a protestare con tanto di fascia i sindaci valsusini esclusi dall’incontro.

Chiamparino spiega: «E’ una questione di mancanza di soldi ma anche di ordine pubblico, proseguendo per fasi consentirà che, per almeno un decennio, sarà risparmiata quella parte della Val di Susa che oggi è più contraria alla sua realizzazione». Entro dieci anni saranno sfiancati? Distrutti? tutti morti?

«Sono cresciuto a pane e Notav»
, diceva un cartello. Una storia lunga vent’anni ha visto crescere generazioni. E sfilano anche oggi, carrozzine e bambini di tutte le età. Passano uno dopo l’altro i comitati dei paesi della valle di Susa: Meana, Sant’Antonino, Sant’Ambrogio, Vaie…e via di seguito. Tutti con il suo carico di storie, gente che litiga e si vuol bene, qualcuno passa a miglior vita, qualcuno nasce e fra una sepoltura, un battesimo una cresima si cementa un’unione fra persone che vuole metterci il naso e capire. Fuori non si capisce.

Madonne del Rocciamelone e alpini. Irrompe nel corteo perfino una grandissima bandiera italiana, alzata con un orgoglio tutto nuovo, ricorda: «Anche noi rappresentiamo l’Italia». Scarponi sotto il letto [passerà il giro d’Italia e poi il ballottaggio delle elezioni].
Una di queste sere correremo a Chiomonte. L’ottobre scorso l’Unione europea aveva concesso l’ultima proroga, per non perdere i soldi i cantieri della galleria alla Maddalena devono essere aperti entro il 31 maggio. Per intanto proprio lì è stato costruito un pilone votivo, con santi: San Francesco e la Madonna. Sabato è stato benedetto da don Michele, sotto una pioggerella sottile in una atmosfera che «da tanto non sento in chiesa».

Fra manifestazioni, consigli comunali, iniziative e polentate un aggancio anche con l’Unione europea. Sette eurodeputati [Luigi De Magistris, Sonia Alfano, Gianno Vattimo, Catherine Grèze, Eva Lichtenberger, Sabine Wils, Paul Murphy] di cinque paesi [Italia, Francia, Austria, Germania e Irlanda] e tre gruppi politici hanno chiesto al presidente della Commissione europea e commissione ai Trasporti, perché in contrasto con i principi espressi dalla Convenzione di Arhus alle riunioni del Governo italiano sono esclusi i sindaci di diciassette comuni e il presidente della Comunità Montana, mentre sono stati ammessi sindaci di comuni non interessati all’opera.

Perché vista la massiccia e persistente opposizione popolare a quest’opera è stato chiesto che l’installazione dei cantieri venga fatta con la militarizzazione dell’intera zona. Perché si è deciso di buttare via tutti questi soldi pubblici?

giovedì 19 maggio 2011

Interrogazione alla Commissione sui recenti gravi episodi di omofobia in Italia

Interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Gianni Vattimo (ALDE)
19 maggio 2011

Oggetto: Gravi episodi di omofobia in Italia

Nonostante la tenuta dell'Europride in Italia l'11 giugno prossimo, la situazione delle persone LGBT in Italia è estremamente preoccupante, tra aggressioni fisiche e verbali, discriminazioni e linguaggio di scherno espresso dai rappresentanti politici e governativi nei confronti delle persone LGBT. Il 20 aprile, una deputata italiana apertamente lesbica e militante dei diritti LGBT, Paola Concia, e la sua compagna, sono state gravemente insultate e minacciate nel centro della capitale(1). Il sottosegretario con delega alle Politiche per la famiglia, Carlo Giovanardi, ha affermato il 23 aprile che la pubblicità di Ikea che ha come slogan «siamo aperti a tutte le famiglie» è «contraria alla Costituzione»(2) e il 3 maggio che «i gay non devono baciarsi in pubblico»(3); il 4 maggio ha tentato di bloccare uno spettacolo teatrale a Verona a tematica LGBT(4); il 5 maggio ha giustificato il «bunga bunga» purché fatto da un uomo e una donna(5). Il Primo Ministro italiano, Silvio Berlusconi, fa dell'orientamento sessuale oggetto costante di scherno pubblico: il 2 novembre 2010 ha affermato, parlando del «caso Ruby», che è «meglio essere appassionati di belle ragazze che di gay»(6). La Ministra per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, non ha presentato, contrariamente a quanto promesso, una proposta di legge governativa contro l'omofobia e la transfobia, mentre la discussione su un progetto di legge parlamentare sembra tardare sempre di più; la Corte Costituzionale ha stabilito la dignità costituzionale delle coppie omosessuali, portatrici degli stessi diritti delle coppie eterosessuali coniugate, rimandando la questione del matrimonio però al legislatore. L'Italia rimane uno degli ultimi Stati membri dell'UE a non prevedere né coabitazione né unione civile per le coppie dello stesso sesso, che sono peraltro escluse dall'accesso al matrimonio; un tribunale ha condannato a due mesi di reclusione Michele F. e Roberto L., pena convertita in un'ammenda di 2 280 Euro, per essersi baciati presso il Colosseo nel luglio del 2007, per il giudice contrariamente «alla pubblica decenza»(7). Il 17 maggio ricorrerà la giornata mondiale contro l'omofobia, che sarà celebrata con dichiarazioni dalle istituzioni europee.

Quali iniziative intende adottare in concreto la Commissione per le persone LGBT negli Stati membri — come l'Italia — dove sono oggetto di aggressioni fisiche e verbali private e pubbliche? Intende essa richiamare con fermezza le autorità italiane in merito a quanto riferito nell'interrogazione, affinché prendano misure concrete contro l'omofobia? Quando presenterà la Commissione una Roadmap contro l'omofobia e per i diritti delle persone LGBT come richiesto dal PE?

(1)http://www.repubblica.it/cronaca/2011/04/21/news/paola_concia-15207129/
(2)http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=152173
(3)http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=152438
(4)http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cultura_e_tempolibero/2011/6-maggio-2011/va-scena-bacio-gay-polemica-romeo-giulietto-190580068620.shtml
(5)http://www.agoravox.it+Giovanardi-il-bunga-bunga-va-bene+html
(6)http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/201011articoli/60084girata.asp
(7)http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/05/04/news/gay-15785305/?ref=HREC2-6

lunedì 16 maggio 2011

Tav: interrogazione parlamentare sulla modifica del progetto e il mancato rispetto italiano delle condizioni poste dalla Commissione

Interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Luigi de Magistris (ALDE) , Sonia Alfano (ALDE) , Catherine Grèze (Verts/ALE) , Eva Lichtenberger (Verts/ALE) , Paul Murphy (GUE/NGL) , Gianni Vattimo (ALDE) e Sabine Wils (GUE/NGL)
16 maggio 2011

Oggetto: Progetto prioritario RTE-T n. 6 Lione — Torino: modifica del progetto e mancato rispetto, da parte dell'Italia, delle condizioni poste dalla Commissione europea per la concessione del finanziamento UE

Secondo quanto pubblicato sui siti Web del ministero italiano delle Infrastrutture e della regione Piemonte e riportato anche da autorevoli quotidiani nazionali (La Stampa, La Repubblica, Il Sole 24 Ore, ecc.), il 3 maggio 2011 si è svolta a Roma una riunione del Tavolo istituzionale della Torino-Lione, alla presenza del ministro Matteoli, del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Letta, del commissario straordinario Virano, del presidente della delegazione italiana presso la CIG Masera, del presidente della regione Piemonte Cota, del presidente della Provincia di Torino Saitta, del sindaco di Torino Chiamparino e di alcuni sindaci della Valle Susa.

In tale riunione il governo italiano avrebbe dovuto comunicare la decisione di ridurre il costo del Progetto Prioritario RTE-T n. 6 mediante l'eliminazione di una delle due canne della galleria di base e della galleria dell'Orsiera per mancanza di fondi da parte dello Stato italiano; tale parte del progetto era già stata respinta al momento della richiesta del finanziamento all'Unione europea da parte di Italia e Francia nel 2007.

In manifesto contrasto con i principi espressi dalla Convenzione di Århus del 25 giugno 1998 (direttiva 2003/4/CE), i sindaci dei 17 comuni e il presidente della Comunità Montana Valle Susa e Val Sangone, contrari alla realizzazione delle nuova linea ferroviaria, sono stati esclusi dalla riunione, mentre sono stati invitati i sindaci di due comuni non interessati geograficamente dall'opera, ma politicamente vicini al governo italiano.

È la Commissione al corrente dei fatti esposti?

È la Commissione consapevole che la rielaborazione di nuovi progetti preliminari comporterà nuovi ritardi sulla tabella di marcia stabilita dalla Commissione durante la revisione intermedia di ottobre 2010 e che, visti la massiccia e persistente opposizione della popolazione della valle a quest'opera e il mancato accordo tra la maggioranza dei comuni dei territori interessati, l'apertura del cantiere per la realizzazione della galleria geognostica de La Maddalena potrebbe essere realizzata solo militarizzando l'intera zona?

domenica 15 maggio 2011

Rolling Stone, "La posta del fegato"


Rolling Stone, "La posta del fegato", maggio 2011

Spero molto nelle lettere che mi invieranno (?) i lettori; perché io, ora, non so davvero che cosa dire. Potrei limitarmi a tradurre in scrittura il sentimento di rabbia (ah, il fegato) che mi suscitano le attuali condizioni del (mio; o non solo) mondo. Rabbia impotente, sempre sul punto di scivolare in quello che Nietzsche chiama il "nichilismo reattivo", e che distingue dal nichilismo attivo il quale distrugge solo in vista di costruire secondo un progetto di alternativa. Un tratto che Nietzsche evidenzia nel nichilismo reattivo come sua caratteristica dominante è lo spirito di vendetta. Io, per esempio, sento sempre più forte la tentazione di bestemmiare (ho persino pensato a una macchina per bestemmiare automaticamente, una sorta di mulino di preghiera orientato in senso opposto). Un vecchio amico ora scomparso usava imprecare sempre con l'espressione "porco qui, porco là" – spiegando che Dio è dappertutto. Non so se considerare la mia tentazione (e spesso non solo) di bestemmiare come una manifestazione di estrema religiosità: prendersela con Dio come responsabile dei nostri guai è comunque un modo di affermare la sua esistenza. Quando bestemmio, però, io preferisco pensare che quel Dio contro cui mi scaglio è solo "il dio dei filosofi", il quale, checché ne pensino papi e teologi, non ha nulla a che fare con il Dio di Gesù, in cui continuo a credere di credere: sarà lui il creatore dell'universo materiale? Forse non possiamo attribuirgli tutta questa tragica responsabilità, con gli tsunami e anche le tante ingiustizie umane: la disciplina filosofico-teologica chiamata teodicea (giustificazione di dio) non ha prodotto che chiacchiere inverosimili, occasionando anche qualche capolavoro come il Candide di Voltaire.

Ma appunto: nichilismo reattivo, spirito di vendetta, tentazione di lasciarsi andare, anche bestemmiando, perché "non c'è niente da fare" (viene in mente il "soluzione non v'è" di un famoso e pensoso filosofo italo-veneziano) e dunque non fare niente, in una sorta di mistica negativa molto estetizzante. E poi, anche decidere che non c'è niente da fare richiede un qualche argomento che spieghi e giustifichi. Che potrebbe e dovrebbe essere il primo passo di un nichilismo attivo; magari solo l'atto di "rovesciare" i tavoli. Il timore che alla fine questo ci si rivolti contro, che, per esempio, se abbandoniamo il Parlamento per una scelta aventiniana alla fine la maggioranza, sia pur precaria e bancaria, finisca per avvantaggiarsi – è ancora una paura che certo Nietzsche, ma nemmeno Di Pietro e Rosy Bindi, approverebbe.

Leggo sul Forum di Libération del 4 aprile una bella pagina sul tema della disobbedienza civile. Almeno, è quella su cui mi fermo, anche perché nei giornali italiani dello stesso giorno non c'è altro, di memorabile che un paio di vignette: Giannelli (Corriere della Sera) con la didascalia: Berlusconi va a Tunisi, i tunisini vengono a Lampedusa: uno scambio?" (si intende, vantaggioso, come quando alla vigilia della guerra contro l'Iraq cantavamo: proponiamo uno scambio a eque condizioni: dateci Saddam, vi diamo Berlusconi); e Altan, (Repubblica), con il personaggio-nasone usuale del vignettista che di fronte al cavalier Banana dice: se non si volta Lei, mi volto io. Per il resto, nei giornali italiani questi giorni, sempre la stesa retorica ipocrita e il relativo sentimento di impotenza: i tunisini li accogliamo se sono veri rifugiati e non clandestini e cioè (Formigoni) se si prova che tornando a casa loro rischiano la morte (non dico una qualche piccola tortura, per esempio); e: il processo Ruby comincerà davvero solo (tempi tecnici) a fine maggio, tra discussione su conflitto di attribuzione, legittimi impedimenti cavaliereschi, ecc.); in Libia ci sono anche i nostri costosissimi Tornado, che però sono là solo per motivi umanitari, per difendere i "civili". E fra poco, anzi, avendo noi riconosciuto come unico governo legittimo il Consiglio di transizione di Bengasi (e cioè, il gruppo che si è intestato il merito della "rivoluzione", ampiamente aiutato, e forse più, con un anticipo di vari mesi, dai servizi , niente affatto segreti, francesi) gli forniremo anche armi e magari "consiglieri militari" (cosi si chiamavano, salvo errori di memoria, le truppe americane all'inizio della guerra del Vietnam)... Davanti al misto di ipocrisia, retorica propagandistica, vera e propria disumanità leghista, non è strano che uno si fermi a riflettere sulla disobbedienza civile; o sulla disobbedienza in generale. Può darsi che alla generazione presente (sono presente anch'io, ancora) sia riservata la vocazione di "resistere, resistere, resistere", senza illusioni di prendere il potere ma solo con lo scopo di ostacolare la logica da "ponte del Titanic" in cui la voracità del capitalismo mondiale minaccia di travolgerci; travolgendo anche se stesso, d'accordo, ma è una magra consolazione.

Gianni Vattimo

sabato 14 maggio 2011

Chiamparino e Vattimo: La nostra meglio gioventù e le montagne dei ricordi

Chiamparino e Vattimo: La nostra meglio gioventù e le montagne dei ricordi
La Repubblica
, Torino, 14 maggio 2011
Maria Elena Spagnolo


IRICORDI delle arrampicate giovanili, prima che arrivasse la politica ad assorbire gran parte del tempo; ma anche il ritrovato rapporto con le vette anni dopo, quando la montagna è diventata un luogo di rifugio di relax; e le riflessioni su quello che la montagna è per Torino, con i ricordi delle Olimpiadi e delle controversie sulla Tav. È un Sergio Chiamparino diverso dal solito quello che emerge dal libro "Cordata dal sindaco", appena edito dalla Vivalda Editori, casa editrice specializzata sulla montagna, che ieri al Salone ha presentato la nuova collana "Sempre più in alto". Una serie di libretti dove personaggi della politica, della cultura e dello sport raccontano il loro rapporto speciale con le vette, in un dialogo con il curatore della collana Valter Giuliano. Ieri nella sala Avorio erano presentii primi due protagonisti di altrettanti volumetti: l' ancora per poco sindaco di Torino e il filosofo Gianni Vattimo. Tra scherzi in piemontese e schermaglie affettuose, i due hanno raccontato qualche episodio raccolto nei libri. «Il mio è intitolato "Magnificat" perché andavo in montagna quando ero giovanissimo, con l'Azione Cattolica; in vetta recitavamo il Magnificat - ha spiegato Vattimo -. Era la Torino degli anni 50, dove andare in montagna era di sinistra, perché ricordava i partigiani; e i cattolici piemontesi all' epoca erano molto legati all'antifascismo. Alcune sezioni erano intitolate a ragazzi fucilati dai fascisti». Non solo di gioventù ma anche più recenti le avventure di Chiamparino in montagna, raccontate anche con una ricca sezione fotografica. «In questo libro ci ho messo anche un po' di politica - ha detto Chiamparino - nel dialogo con Giuliano affronto il tema della montagna per una grande città, c' è anche qualche idea, ad esempio sulla Val Maira».
Al tavolo con Vattimo e Chiamparino c'erano anche il professor Gianluigi Montresor e Valter Giuliano della Vivalda. «L'idea di questa nuova collana e anche il suo nome ci è venuta ispirandoci al famoso spot di Mike Bongiorno: con la sua réclame della grappa ha fatto lui più pubblicità all' alpinismo di molti altri - ha spiegato Giuliano- così abbiamo pensato di far parlare di montagna chi non è professionista ma ha comunque un forte rapporto con le cime, e parla a un pubblico più ampio del nostro di specialisti. Il prossimo protagonista sarà don Ciotti; sono previsti anche il sindaco di Roma Alemanno e Evelina Christillin». Tante le espressioni dialettali usate e spiegate da Chiamparino e Vattimo (da «fafiochè» a «alpinista dël pento») e molti anche gli aneddoti rievocati dai due. Il filosofo ha ricordato gli amici di cordata, le avventure nei rifugi («Una notte ho dormito al Boccalatte con il terrore dei topi»), il rapporto con la religione, il progetto di andare sul Cervino con Reinhold Messner (collega al Parlamento Europeo, che ha curato la prefazione del suo volume); Chiamparino ha commentato qualche foto delle sue scalate, come quella che lo ritrae con quattro ragazze incontrate mentre prendevano il sole. Tante, poi, le strette di mano per il sindaco, che siè anche un po' sbilanciato a dare consigli («Ilda Curti, assessore» ha detto a un signore che chiedeva un nome per le preferenze). «Mi ha fatto piacere questo libro, mi ha permesso di ripensare al passato - ha commentato - la montagna è stata un fil rouge, e raccontandola ho raccontato la mia vita». Condorde il filosofo del pensiero debole: «I ricordi che mi legano alla montagna sono per me bellissimi».

venerdì 13 maggio 2011

Patente negata perché gay. Il caso al Parlamento europeo

Patente negata perché gay. Il caso al Parlamento europeo

BRINDISI – Da vergogna italiana, a caso internazionale. Approda al Parlamento europeo il caso del giovane gay brindisino Cristian Friscina, cui è stato negato il rinnovo della patente a causa del suo orientamento sessuale. Informati dall’associazione radicale “Certi Diritti” gli eurodeputati del gruppo Alde Marietje Schaake, Sophie In’t Veld e Gianni Vattimo hanno depositato ieri mattina un’interrogazione sulla vicenda del 33enne di Cellino San Marco. Alla Commissione europea i tre parlamentari, prendendo spunto da quanto accaduto, hanno chiesto quali azioni intenda adottare per assicurare che tali atti di discriminazione non abbiano più a ripetersi tanto in Italia quanto negli altri Stati membri, e quando sarà varata la “Roadmap” contro l’omofobia. Si tratta di un carta dei diritti di omosessuali e trangender, comprendente misure legislative e non-legislative, finalizzate ad assicurare il rispetto, la protezione e la promozione dell’eguaglianza e dei diritti umani di ogni cittadino: a prescindere dal sue preferenze in fatto di gusti sessuali. Una rivoluzione da tempo attesa, cui l’episodio accaduto a Brindisi potrebbe imprimere una decisiva accelerata. Dal canto suo Cristian Friscina lo ha più volte ribadito: “Non lotto solo per la mia patente, ma per tutti coloro che come me hanno visto calpestati i propri diritti, e restano in silenzio perché stanchi, amareggiati o con le spalle non ancora sufficientemente larghe”. Secondo Friscina il caso che lo ha visto suo malgrado protagonista potrebbe essere stato solo la punta di un iceberg molto più grande di quanto si possa immaginare.
Da: Senzacolonne.it, 13 maggio 2011

Si veda inoltre, al riguardo, il comunicato stampa dell'Associazione Radicale Certi Diritti.

Qui di seguito, infine, l'articolo pubblicato da Bepi Castellaneta su Il Giornale il 12 maggio.

Niente patente a un gay: "è una malattia"

La patente gli è stata sospesa perché è gay, ma il diretto interessato lo ha scoperto solo dopo un decennio. E così lui, Cristian Friscina, 33 anni, travolto dal cieco ingranaggio di una storia in cui si mescolano discriminazione e cieca burocrazia, è stato costretto a presentare un ricorso al ministero per le Infrastrutture. La domanda è stata subito accolta. Proprio ieri da Roma è arrivato il semaforo verde. Risultato: il giovane ha ottenuto la patente e potrà guidare tranquillo, ma il caso è tutt'altro che chiuso: il pasticcio rimane e ha innescato una marea di polemiche che cresce con il passare delle ore. La deputata del Pd, Paola Concia, parla di «omofobia di Stato» mentre il ministro delle Pari opportunità, Mara Carfagna, assicura interventi contro «una discriminazione odiosa».

Tutto è cominciato dopo una visita di leva. Il 33enne, di Cellino San Marco, piccolo centro della provincia di Brindisi noto perché ha dato i natali al cantante Albano, nel lontano 1999 si presentò e dichiarò ai medici di essere omosessuale. Dall'ospedale militare Bonomo di Bari partì una comunicazione alla motorizzazione civile in cui si fa riferimento a «patologie che potrebbero risultare di pregiudizio per la sicurezza della guida»; ma non solo: perché nei documenti c'è scritto anche che ci sono «dubbi sulla persistenza dei requisiti di idoneità psicofisica prescritti per il possesso della patente».

La motorizzazione a quel punto, sulla base delle indicazioni dell'ospedale militare, decise di procedere con nuove visite mediche senza però comunicare nulla a Friscina. Il quale infatti non ne ha mai saputo nulla e ha appreso che la sua patente era sospesa solo quando ha chiesto il rinnovo: da quel momento, andando a ritroso nel tempo e mettendo insieme documento dopo documento, il 33enne è riuscito a ricostruire quanto accaduto. Friscina, che dopo la laurea in Scienza della comunicazione è diventato guida turistica ed è entrato in politica a Cellino San Marco diventando segretario cittadino di Sel, il movimento del governatore Nichi Verigola, ha scoperto tutto solo quando è andato alla motorizzazione civile per il rinnovo della patente: a quel punto gli è stato risposto che era stata sospesa da tempo. E così è scattato il ricorso.

La vicenda è stata resa nota dai Radicali, che hanno presentato un'interrogazione urgente al ministero dei Trasporti e della Difesa. Secondo Sergio Rovasio, dell'associazione radicale. «Nemmeno un mese fa -prosegue - il Tribunale di Catania, condannava in secondo grado il ministero della Difesa e dei Trasporti a un risarcimento di ben ventimila euro a un omosessuale siciliano al quale era stata negata la patente a causa del proprio orientamento sessuale; oggi tocca a un giovane di Brindisi vedersi negato il rinnovo della patente sulla scia di una comunicazione trasmessa dall'ospedale militare di Bari».

giovedì 12 maggio 2011

Vattimo: "Palestina invitata in sordina ma meglio di niente"


Vattimo: "Palestina invitata in sordina ma meglio di niente"

La Repubblica, Torino, 12 maggio 2011. Vera Schiavazzi

TRE anni fa, assieme a un gruppo di intellettuali e giovani, aveva contestato con vigore la scelta di Israele come paese ospite del Salone. Il ricordo è ancora vivo: polizia, cortei, il timore che la manifestazione finisse «blindata» o, peggio, fosse teatro di violenze. Alla fine non successe nulla, ma di quella protesta restano idee che il filosofo e parlamentare europeo Gianni Vattimo (Idv) non ha cambiato. Vattimo, la presenza della Palestina come ospite dell' edizione che si apre oggi è un «risarcimento» per chi nel 2008 aveva contestato Israele? E se lo è, lei lo ritiene sufficiente?
«Intanto, trovo che questa decisione non sia stata granché pubblicizzata, io l'ho appreso dai giornali. Non che il Salone fosse tenuto a dircelo, visto che non eravamo allora e non siamo adesso un gruppo organizzato, ma mi pare che non ci sia paragone possibile tra la visibilità data allora a Israele, ma resta il fatto che se ne è saputo ben poco, mentre l'invito a Israele, forse anche grazie alle nostre contestazioni, è stato in prima pagina per giorni. L'abitudine di oscurare la Palestina e le sue ragioni di nazione occupata, del resto, è radicata un po' ovunque nel mondo. Mentre Israele è dappertutto al pari delle altre nazioni, dai campi di calcio alle Olimpiadi ai vertici internazionali, la Palestina continua a essere una sorta di fantasma. Comunque, meglio questo invito un po' in sordina che un secondo Salone dedicato a Israele. Accontentiamoci, e sosteniamo questa presenza a Torino».
Lei e i suoi compagni di protesta che cosa avete fatto in questi tre anni per proseguire la vostra battaglia?
«Molti di noi fanno parte dell'International Solidarity Mouvement, un'organizzazione attiva in modo permanente che, tra l'altro, sta organizzando la nuova Freedom Flotilla che partirà in giugno per cercare di raggiungere Gaza».
Lei ci sarà?
«Non ho più l'età per una navigazione così lunga. Ma, assieme ad altri, ho intenzione di fare il possibile per raggiungere Gaza in modo da attendere l'arrivo del convoglio, nella speranza che non ci siano né i nove morti dell'ultima volta né incidenti gravi. E naturalmente anche nella speranza che non accada niente di grave a me, anche se non sono così importante».
È mai stato a Gaza?
«No. Ma più volte in Israele, anche se negli ultimi anni ho preferito evitarlo».
Come parlamentare europeo che cosa sta facendo?
«Abbiamo prima scritto al ministro degli Esteri Catherine Ashton affinché chiedesse ufficialmente al governo israeliano di evitare ogni forma di violenza contro il convoglio navale che partirà, sottolineando tra l'altro come a bordo ci saranno alcuni europarlamentari. E proprio martedì, in commissione, abbiamo sottolineato - mi pare nella condivisione generale - l'idea che il Parlamento europeo debba intervenite in questa vicenda, se non altro con compiti di garanzia come, appunto, la presenza sulle navi pacifiste».

Interrogazione parlamentare sul mandato d'arresto europeo

Interrogazione con richiesta di risposta orale alla Commissione e al Consiglio
Articolo 115 del regolamento
Baroness Sarah Ludford, Renate Weber, Sonia Alfano, Louis Michel, Nathalie Griesbeck, Gianni Vattimo, Sophia in 't Veld, Jens Rohde, a nome del gruppo ALDE
12 maggio 2011

Oggetto: Mandato d'arresto europeo

Il mandato d'arresto europeo si è rivelato uno strumento efficace per combattere la criminalità e il terrorismo transfrontalieri. Tuttavia, la sua reputazione è compromessa dal fatto che è stato utilizzato a scopo di audizione piuttosto che ai fini dell'azione penale e dell'esecuzione delle sentenze, nonché per reati minori, senza valutare in modo adeguato se la consegna sia proporzionata, malgrado i costi umani e finanziari che comporta (circa 25 000 euro per procedura di consegna).

Inoltre, la decisione di uno Stato membro di non dare esecuzione a un mandato d'arresto europeo per ragioni valide previste dalla legislazione dell'UE non viene sempre rispettata dallo Stato membro che lo ha emesso, che non provvede a rivedere o ritirare il mandato d'arresto europeo e la relativa segnalazione nel sistema d'informazione Schengen.

Per di più non esistono strumenti per un'adeguata assistenza legale delle persone oggetto di un mandato d'arresto europeo, tanto nello Stato membro di emissione quanto in quello di esecuzione. Infine, le condizioni delle carceri in molti Stati membri dell'UE sono purtroppo così scadenti da pregiudicare gravemente la fiducia in un trattamento adeguato dei prigionieri, su cui si basano il mandato d'arresto europeo e la decisione quadro sul trasferimento delle persone condannate, che sarà attuata a breve.

– In che modo intende la Commissione garantire che si ponga immediatamente fine all'uso sproporzionato del mandato d'arresto europeo, sia de iure che de facto?

– In che modo intende la Commissione assicurare che le persone oggetto di un mandato d'arresto europeo abbiano effettivamente il diritto di contestare quest'ultimo sia nello Stato membro di emissione che in quello di esecuzione, e che una valida decisione di non dare esecuzione a un mandato d'arresto europeo comporti la rimozione della segnalazione Schengen?

– In che modo intende la Commissione assicurare che gli standard giudiziari penali e le condizioni delle carceri nell'Unione europea siano migliorati prima che i tribunali intervengano per bloccare ulteriori trasferimenti a causa di un'eventuale violazione dei diritti fondamentali della persona?

mercoledì 11 maggio 2011

Beata ignoranza. Recensione de "Il non-so-che e il quasi-niente" , di Vladimir Jankélévitch

Beata ignoranza
L'Espresso, 6 maggio 2011

Ciò che immediatamente incuriosisce e insieme insospettisce, del libro di Vladimir Jankélévitch uscito in questi giorni presso Einaudi (con una lucida introduzione storico-teorica di Enrica Lisciani Petrini) è anzitutto il titolo: "Il non-so-che e il quasi-niente" (pp. 500, euro 28). Pubblicato in Francia nel 1957, aveva incontrato scarsa attenzione nella cultura italiana, nonostante una prima traduzione del 1987. Per molti critici, il provocatorio titolo faceva pensare a uno scritto di ispirazione spiritualistico-edificante, quindi fatalmente reazionario, soprattutto se si pensa che le opere che uscivano negli stessi anni Cinquanta erano cariche di accenti critici o rivoluzionari: neopositivismo, esistenzialismo sartriano, marxismo. Ma reazionario Jankélévitch non era mai stato; militante del Fronte Popolare negli anni Trenta, aveva partecipato alla Resistenza, anche perché come ebreo non poteva che essere antinazista.
Questi particolari biografici contribuiscono a motivare la curiosità positiva che ci ispira il testo. Richiamare la filosofia allo studio di quella zona - della coscienza, e anche del mondo - a cui allude il titolo di Jankélévitch sembra avere una profonda attualità, e non solo per gli specialisti. Anche il lettore profano sarà affascinato dalle finissime analisi che l'autore dedica al vissuto di ogni giorno, con il proposito di cogliervi la traccia di quel non-so-che al quale sempre ci richiama l'insoddisfazione che proviamo di fronte a ogni pretesa di sapere esaustivo e cogente. Nessuna indulgenza a salti immotivati in qualche fede - Jankélévitch è anzi un partigiano dell'immanenza; ma una sorta di appello a vigilare per non lasciarsi sfuggire, nel banale quotidiano, ciò che indica in direzione di un diverso possibile ordine delle cose.

Gianni Vattimo

mercoledì 4 maggio 2011

Lugano, Festival Tec Art Eco 2011: intervento di Gianni Vattimo





Lugano, 4 maggio 2011: intervento di Gianni Vattimo alla Conferenza di presentazione del Festival Tec Art Eco 2011, con Giorgio de Michelis e Stefano Mirti. Tema: rapporto tra tecnologia ed ecologia. Aula Magna, Campus Trevano SUPSI.

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Interrogazione alla Commissione sulla nuova costituzione ungherese

Interrogazione con richiesta di risposta orale alla Commissione
Articolo 115 del regolamento
Renate Weber, Sophia in 't Veld, Cecilia Wikström, Louis Michel, Sonia Alfano, Baroness Sarah Ludford, Nadja Hirsch, Jelko Kacin, Jens Rohde, Gianni Vattimo, Ramon Tremosa i Balcells, Stanimir Ilchev, Nathalie Griesbeck, a nome del gruppo ALDE
4 maggio 2011

Oggetto: Nuova Costituzione ungherese

Il 18 aprile 2011 il parlamento dell'Ungheria ha approvato il testo della nuova Costituzione ungherese, che è stato firmato dal presidente della Repubblica il 25 aprile 2011 ed entrerà in vigore in data 1 gennaio 2012. Non solo i partiti all'opposizione in Ungheria, ma anche ONG ungheresi, europee e internazionali, organismi europei e internazionali quali la commissione di Venezia, relatori speciali delle Nazioni Unite, rappresentanti dei governi e dei parlamenti degli Stati membri e persino il Segretario generale dell'ONU hanno tutti espresso diverse serie preoccupazioni in merito alla procedura seguita e alla compatibilità del progetto di testo costituzionale con i diritti fondamentali, lo stato di diritto e la democrazia basata su appropriati controlli ed equilibri e sulla protezione delle minoranze rispetto alla regola di maggioranza. Tali valori sono il fondamento dell'Unione europea in quanto rappresentano principi costituzionali comuni condivisi dagli Stati membri (articolo 2 del TUE) e l'UE deve adoperarsi per rispettarli, proteggerli e promuoverli in Europa. Il 5 aprile 2011 il Presidente della Commissione ha assicurato alla plenaria del Parlamento europeo che la Commissione avrebbe seguito la questione e verificato la compatibilità del progetto di nuova Costituzione ungherese con i valori, i principi, i trattati e il diritto dell'Europa. Il Primo ministro ungherese, Viktor Orban, ha dichiarato che avrebbe acconsentito a tale valutazione da parte dell'Unione europea. Il 20 aprile 2011 il gruppo ALDE ha invitato il presidente della Commissione a procedere con l'analisi e la valutazione della Costituzione, così da esprimere un parere in merito, formulare le necessarie raccomandazioni e adottare le misure opportune. Nelle prossime settimane la commissione di Venezia formulerà a sua volta un parere a tale proposito.

Quali misure ha adottato la Commissione per quanto concerne la Costituzione ungherese e la sua compatibilità con gli articoli 2, 6 e 7 del TUE, con i principi costituzionali democratici comuni e con le norme sul diritto di voto per le elezioni del Parlamento europeo? È in qualche modo intervenuta nel processo, prima o dopo l'approvazione e la firma della Costituzione? Quali provvedimenti sta prendendo ora che la Costituzione è stata approvata e firmata? Intende condurre la valutazione richiesta? Quando e in che modo condurrà tale valutazione, e terrà conto in tale contesto delle osservazioni formulate dalla commissione di Venezia? Vigilerà sull'attuazione della Costituzione per assicurare che i valori e i principi fondamentali dell'UE non siano violati? Utilizzerà gli opportuni meccanismi previsti dai trattati in caso di violazione?