venerdì 22 aprile 2011

Santissima Pasqua e benedetta tv

Santissima Pasqua e benedetta tv
Il Manifesto, 14 aprile 2011. Di Iaia Vantaggiato

Per la prima volta nella storia della Chiesa e del piccolo schermo, il papa risponderà ai fedeli in un programma televisivo. Un’inedita strategia comunicativa ma anche di potere. Gianni Vattimo: «È un potente come gli altri. Io Gesù Cristo in tv non me lo immaginerei mai. Ma il papa è un sovrano, non un missionario» Il pontefice postmoderno abbandona la teologia e sfonda gli schermi. In attesa di approdare nello spazio

Dall’ecumenismo un po’ reazionario di papa Wojtyla al postmodernismo di Joseph Ratzinger, il papa teologo che va in diretta su Rai Uno e parla con gli astronauti in orbita sullo Shuttle. Ne parliamo con Gianni Vattimo.
E’ pronto per la diretta? Il papa va in onda alle 14,10 ma non sappiamo se prima o dopo lo stacco pubblicitario.
Diretta sino a un certo punto. E comunque io sono prevenuto perché non riesco a prendere sul serio questo papa. Anzi, a dir la verità, lo prendo troppo sul serio. Non mi piace il modo che ha di gestire la sua «papalità», il suo «papaggio». Del resto non so nemmeno se riuscirei a opporgliene un altro.
Giovanni XXIII, questa è facile.
Certo, se ci penso l’unico che mi piaceva davvero era proprio Giovanni XXIII.
Wojtyla no?
Umanamente simpatico ma anche un grande reazionario. Ha smontato il Concilio Vaticano II e distrutto la teologia della Liberazione. E Ratzinger è sempre stato la sua anima nera.
E l’anima nera oggi approda in tv. Neanche un po’ di emozione o almeno di stupore?
Potrei essere contento se il papa rispondesse alle domeande dei fedeli direttamente. Ma questo non succede e allora non faccia finta. E’ come quando voleva andare all’università di Roma a parlare con gli accademici. Peccato che arrivava in sedia gestatoria e non permetteva a nessuno di parlare. Diceva le sue cose, questo sì, cose anche ragionevoli ma non «discutibili». Tanto valeva dirle in Vaticano senza scomodarsi andando all’università.
Il punto è che oggi il pontefice non va all’università ma in televisione. E’ diverso, no?
Certo, qui c’è lo spettacolo, il dispiego di tecnologie e pure il fatto che a maggio parlerà con gli astronauti. Ma c’è qualche altro capo di religione, che so, qualche parroco che fa questo?
Mettiamola così. C’è un papa teologo che apre alla scienza i cancelli del Vaticano e si mette in contatto con lo Shuttle.
Io credo che quello che colpisce di più non è che il papa parli con gli astronauti se no si può sempre evocare Krusciov quando diceva che Gagarin era andato in cielo, non aveva trovato dio e dunque dio non esisteva.
Krusciov a parte, pontefici in televisione ne abbiamo visti spesso ma un papa che va addirittura «in onda» colpisce un po’.
Certo che colpisce perché l’uso di questi strumenti implica un’accettazione del sistema di potere che sta dietro alla scienza e alla tecnologia. Gesù Cristo non me lo immaginerei mai così, «in diretta» su Rai Uno.
In fondo la si potrebbe leggere come una mission evangelica.
Non definirei evangelica la missione di chi va in giro a convertire la gente. Preferirei lasciare ciascuno nelle sua fede. Ma poi utilizzare addirittura gli strumenti che usano i potenti della terra. Secondo me non capita nemmeno al Dalai Lama. Molti pontefici hanno viaggiato negli ultimi decenni. E lo hanno fatto sempre con spirito «missionario». Quello stesso spirito missionario che guidava le imprese dei Conquistadores.
Insomma, lei abolirebbe le «missioni» all’estero e nel caso specifico anche nello spazio.
I pontefici non viaggiano a piedi, viaggiano con l’Alitalia. E perché non a piedi? Perché, il papa chi è? E’ un sovrano terreno. E’ un potente. Come farebbe a parlare con gli astronauti, del resto, se fosse un povero evangelico?
Una settimana di passione. Anche per i palinsensti televisivi.
Sì, e in Italia tutto finisce per diventare un po’ stucchevole. Anche la settimana santa che nei telegiornali viene data come seconda o addirittura prima notizia. Ma chi può credere a una religione cosi avviluppata ai sistemi di potere?
Lei pensa a una trasmissione blindata?
La trasmissione è blindata e il papa è embedded.
Come Berlusconi quando va da Vespa?Paragone pesante e blasfemo.
Se Ratzinger usa gli stessi mezzi di Berlusconi viene colpito dallo stesso sospetto di menzogna.
I mezzi saranno gli stessi ma i fini no.
Da quando la gente partecipa poco agli scioperi? Da quando li annuncia la televisione. Se lo dice la televisione, basta. Fa parte della ritualità sociale.
Ma anche una diversa modalità di partecipazione.
Fino a che punto si può parlare di religione se non a tu per tu o in piccole comunità?
Siamo arrivati al papa nell’epoca della sua riproducibilità tecnica?
Il papa nell’epoca della sua riproducibilità tecnica e la Chiesa nell’epoca della comunicazione generalizzata. Ha ancora senso. Mc Luhan aveva detto che il mezzo è il messaggio, il mezzo condiziona molto profondamente il messaggio. Il papa che dà la benedizione urbi et orbi la messa in televisione la domenica non hanno lo stesso valore dell’adempiere a un precetto. Certo la benedizione è uno spettacolo ma non posso sentirmi benedetto dal papa perché manca qualsiasi senso di vicinanza.
Ama il tuo «prossimo»?
Amare il prossimo è amare il prossimo, se poi tu ami tutti praticamente non ami nessuno.
La sofferenza sarà il tema della trasmissione.
Quando il papa parla della sofferenza come valore è come se parlasse delle indulgenze, quelle che i papi del rinascimento mettevano in vendita. La sofferenza non è mai stata un merito per nessuno, al limite è una prova morale. E anche questo discorso sulla sofferenza è una pretesa di autorità. Perché di quel patrimonio di meriti soprannaturali – la sofferenza, appunto – noi non disponiamo, ne dispone il papa.

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