mercoledì 30 giugno 2010

L'appello in difesa dell'Università

In difesa dell’Università
I
Il corpo accademico continua ad essere smarrito e silenzioso. È come un pugile frastornato: non reagisce ai colpi che vengono inferti all’Università – e dunque innanzi tutto a chi in essa vive e la fa vivere – da una campagna carica di disprezzo e di irrisione e da una serie di atti governativi devastanti (ampiamente condivisi, nella sostanza ispiratrice, anche dall’opposizione). Continua a subirli in silenzio, rannicchiato su se stesso. Non ha mai trovato le forme collettive di una reazione.
Qualcuno ha paragonato l’Università italiana di oggi alle Signorie del Cinquecento, che si rivolsero alle potenze straniere perché non sapevano risolvere i loro problemi. Ma l’immagine più propria è quella di una colonna di prigionieri stracciati e dagli occhi vuoti, che strascicano i piedi sotto il controllo di poche guardie armate.
Nel cap. 18 del Genesi si narra di come Dio si lasciò impietosire da Abramo promettendogli che avrebbe salvato Sodoma se si fossero trovati almeno dieci giusti. Il senso del racconto è chiaro: qualunque “luogo” può essere salvato da una minoranza. Anche l’Università, dove i giusti sono certamente più di dieci. La sanior pars del corpo accademico, però, non ci crede più. Le colpe per le malefatte di molti, nel corso almeno delle ultime generazioni, pesano come un macigno. È inutile nasconderlo. La paralisi politica di tanti studiosi di valore deriva da un senso di fatalità di fronte a un castigo collettivo percepito come inevitabile e, in fondo, giusto.
Ma chi ha finora giustamente operato non deve sentirsi oppresso e condannato irrimediabilmente all’impotenza da questo senso di colpa collettivo. E non deve nemmeno rassegnarsi a quelle componenti vili del mondo universitario che pensano basti piegarsi, come il giunco sotto la piena, perché nulla in sostanza muti. Con questa rassegnazione la miglior parte del corpo accademico – che non teme nessuna valutazione e nessun confronto scientifico – legittima le ragioni del disprezzo di cui esso è investito, e contribuisce con le sue stesse mani a corrompere la figura dell’Università italiana di fronte alla comunità scientifica internazionale. La prima internazionalizzazione che noi stessi avalliamo è quella del nostro disprezzo.
Per altro è assurdo che, nonostante i comportamenti perversi di molti, invece di estirpare il male si voglia uccidere il malato. Altrettanto assurdo è non riconoscere che le responsabilità dei mali dell’università coinvolgono non solo il corpo docente ma vanno imputate anche, e in misura non minore, ai vari dicasteri preposti all’università nell’ultimo ventennio. E non ci risulta che il MIUR riceva sanzioni a causa del proprio precedente operato.
È doveroso e necessario reagire. L’effetto congiunto del ddl cd. Gelmini, della manovra finanziaria – che va ad aggiungersi a quella avviata nel 2008, sotto il profilo dei tagli e dei sottofinanziamenti – e della protesta dei ricercatori aprono uno scenario nel quale il corpo accademico non può più rimanere inerte e affidarsi al senso di responsabilità che, in una logica bottom up, si confida finirà per prevalere nel Governo, che non potrà (si dice) chiudere le università per asfissia e fame. Il che è assolutamente contraddetto dal fatto che la strategia “affamare la bestia” è ben consapevole e meditata.
E c’è un motivo morale per reagire: non possiamo nasconderci dietro i magistrati, i ricercatori o la protesta del personale tecnico-amministrativo, che vede colpiti i propri bassi redditi al di fuori di ogni equità: non possiamo affidare ad altri la pressione sociale necessaria per invertire la rotta. Il corpo accademico deve, per quanto riguarda l’Università, farsi “classe generale” e assumere su di sé la responsabilità per il futuro di tutto il mondo universitario, compresi – s’intende – gli studenti e il personale tecnico amministrativo.
Per invertire la rotta è necessario partire dalla questione fondamentale, e suscitare una discussione che la sottragga alle misere secche in cui è stata costretta dall’arroganza di alcuni e dalla rassegnazione di molti.
II
La minaccia all’autonomia dell’Università, fondata sull’accusa di autoreferenzialità e disfunzionalità sociale ed economica, nasce da una visione organicistica e totalitaria, che non tollera corpi e funzioni autonomi né nello stato né nella società. C’è perfetta coerenza tra l’attacco all’Università e l’attacco alla magistratura. Il secondo è fondato sull’idea che il potere si concentri tutto nell’esecutivo in quanto espressione del voto popolare, mentre il primo è fondato sulla riduzione all’unico principio della funzionalità tecnico-economica. Queste tendenze stanno in singolare contrasto con la rivendicazione delle autonomie territoriali e del principio di sussidiarietà, un contrasto che si risolverà facilmente quando quella rivendicazione mostrerà tutto il suo carattere illusorio.
Il primo difetto di ogni concezione organicistica è, come dimostra l’esperienza storica, la tendenza all’implosione. Così la mancanza di autonomia della magistratura produce disordine nell’esercizio del potere politico, che non può svolgersi correttamente proprio perché privo di controlli. Analogamente con la mancanza di autonomia della ricerca e della cultura viene meno l’alimento e la possibilità di progresso tecnico ed economico. L’autonomia delle diverse sfere è infatti la condizione di possibilità del reciproco sostegno e incremento.
In un suo tardo corso di lezioni Schelling scriveva: «Proprio per il motivo per il quale da taluno vengono rimproverate le Università, di tenere cioè il giovane in uno stato di troppo grande astrazione rispetto al mondo (come se egli non esigesse proprio questo, che gli vengano garantiti in forma serena e non turbata lo sviluppo e la formazione delle sue capacità spirituali), proprio per questo le nostre Università sono organismi ordinati, degni di essere mantenuti e degni di gloria». Non può non colpire il fatto che queste parole (che non sono una richiesta ma la constatazione dello stato di fatto) siano pronunciate nel 1841 a Berlino: la monarchia assoluta prussiana era capace di garantire quell’autonomia delle Università che le nostre democrazie non sono più in grado di garantire. Certo si può dire che un potere politico forte è in grado di offrire queste garanzie di autonomia, ma non si può nemmeno ignorare che la sua forza deriva anche dalla sua capacità di offrirle.
Nella prima pagina della sua Storia della filosofia Abbagnano sottolineava (ed è una cosa che ripeteva spesso a lezione) che, secondo una tradizione risalente ad Erodoto, la matematica «sarebbe nata in Egitto per la necessità di misurare la terra e spartirla tra i suoi proprietari dopo le periodiche inondazioni del Nilo» conservando così «un carattere pratico, completamente diverso dal carattere speculativo e scientifico che queste dottrine rivestirono presso i Greci». Di questa differenza era consapevole Platone quando contrapponeva «la passione di apprendere che si potrebbe attribuire particolarmente al nostro paese» all’«amore del denaro […] che si riscontra fortissimo presso i Fenici e gli Egizi» (Repubblica, 435 e).
Sta di fatto che il primato dell’interesse pratico ed economico non ha prodotto quello sviluppo della scienza che la speculatività greca ha prodotto consegnandolo all’occidente e rendendo possibile uno sviluppo economico e tecnologico che altre tradizioni, più pratiche, non hanno conosciuto. È ben noto come, anche successivamente, lo sviluppo scientifico abbia conosciuto un particolare incremento quando il sapere si è sottratto alla sua funzionalizzazione religiosa, sociale e politica. Comprimere la ricerca pura in nome di una qualsivoglia destinazione del sapere significa bloccarne la crescita. Scoperte e innovazioni sono possibili se si è aperti a qualsiasi esito della ricerca, mentre esse sono fortemente inibite quando la finalità è sempre già predeterminata dall’esigenza di un utilizzo economicamente e tecnicamente produttivo dei suoi esiti.
Jean-François Lyotard, nel suo famosissimo La condizione postmoderna – volume che nacque come un Rapporto sul sapere nelle società più sviluppate, richiesto dal Consiglio universitario del Governo del Quebec (altri stili, altri cervelli...) – scrive: «L’espansione della scienza non si produce attraverso il positivismo dell’efficienza. Al contrario: lavorare alla prova significa ricercare e “inventare” il contro-esempio, vale a dire ciò che è intelligibile; lavorare all’argomentazione significa ricercare il “paradosso” e legittimarlo attraverso nuove regole del gioco del ragionamento. In entrambi i casi l’efficienza non viene ricercata per se stessa: essa viene per eccesso, a volte tardi, quando i finanziatori si interessano finalmente al caso». Ma noi non abbiamo finanziatori-osservatori attenti; abbiamo solo la miopia di chi concepisce l’Università come luogo in cui praticare l’outsourcing di funzioni aziendali, scaricandone il costo sui rottami del sistema pubblico.
L’immediata destinazione applicativa della scienza fornisce un potente impulso alla demolizione dell’autonomia della ricerca attraverso la sua parcellizzazione, che l’allontana dai suoi fondamenti, cioè dai luoghi in cui può trovare i punti di contatto con gli altri saperi e le altre sfere della cultura. Non si tratta certamente di passare da un eccesso all’altro disprezzando il sapere applicato, ma di non interrompere la sua connessione con la libera ricerca di base, una connessione che, sia pure in modo mediato, finisce per avere ricadute feconde sullo stesso sapere applicato. Come ha osservato Michel Henry in La barbarie, oggi l’attacco all’autonomia del sapere e dell’Università non proviene dal totalitarismo politico e neanche prevalentemente dalla sfera economica, quanto piuttosto dalla tecnocrazia, che tende ad espellere la cultura orientando ogni processo formativo all’acquisizione di abilità tecniche senza riguardo agli effetti negativi che così si producono sullo sviluppo di queste stesse abilità. Possiamo facilmente constatare come la cultura venga tendenzialmente ridotta a momento ludico-distensivo, spettacolare e consumistico. La parcellizzazione del sapere danneggia poi quel che resta della ricerca di base. Essa si arricchisce infatti della reciproca relazione fra le diverse scienze e le diverse sfere della cultura: idee estetiche o filosofiche, per fare un esempio, possono ispirare nuovi modelli scientifici e viceversa. Sappiamo benissimo che l’unità del sapere resta un ideale, ma è molto diverso tenerlo come stella polare o abbandonarlo. Il mantenimento di «uno spirito comune scientifico» è e resta, come già Schelling auspicava, una delle missioni fondamentali dell’Universitas.
Non va poi trascurata l’enorme funzione formativa che può avere una convergenza dei saperi per superare le schizofrenie dell’uomo contemporaneo. Ciò che è in gioco è la ricchezza e la profondità dello spirito personale, che da un lato sono un valore in sé e dall’altro sono le condizioni per l’innovazione e la crescita del sapere, anche di quello tecnico. Purtroppo non ci si avvede di come una civiltà tecnocratica – di cui un’università tecnocratica è una componente decisiva – si avvii verso “la barbarie” di cui parla Henry. Occorre allora sostenere l’autonomia e la tendenziale unità del sapere come dimensioni che devono sempre accompagnare qualsiasi formazione universitaria per quanto essa possa e debba essere orientata alla professionalizzazione. E non si deve avere paura di ciò che immediatamente appare disfunzionale o ritardante rispetto alla velocità dei processi tecnologici e in generale della dimensione applicativa riconoscendo che nella crescita del sapere ciò che è immediatamente disfunzionale può diventare ciò che è alla lunga più funzionale.
La delegittimazione di questa Università, cui hanno certo contribuito anche comportamenti scorretti delle sue componenti, è un passaggio decisivo verso la sconfitta dell’Occidente nel processo di globalizzazione, una sconfitta che non è deprecabile tanto per la perdita di egemonia che essa comporta quanto piuttosto per l’estremo impoverimento umano che porta con sé. Un impoverimento conseguente al decadimento di un ideale di universalità del sapere che è, nonostante tutto, da sempre proprio della cultura occidentale.
Questa difesa della tradizione universitaria non è una semplice riproposizione del modello humboldtiano, ma è il tentativo di riconoscere nell’autonomia della ricerca una ricchezza effettiva del paese, un patrimonio il cui significato e valore non può essere commisurato sulla base di un ritorno effettivo a breve scadenza, e che tuttavia può essere commisurato e valutato in modo adeguato.
Investire nell’università non costituisce affatto, da questo punto di vista, un modo di dissipare risorse che, utilizzate altrove, fruttificherebbero in modo più significativo. Investire sul sapere significa riconoscere e riconoscersi una sorta di capacità di programmare sul medio e lungo termine che è testimone della forza delle istituzioni statuali di un paese. E non è improbabile che la stessa debolezza congenita della nostra Università dipenda da un’altra altrettanto congenita debolezza delle nostre istituzioni politiche che vivono in uno stato di assoluta precarietà; che possono subire, come un’invasione, la presenza di una parte politica o dell’altra senza aver la capacità di mantenere un indirizzo autonomo.
A questo proposito bisogna chiedersi: com’è possibile che un Ministero condanni (non solo orienti a un diverso indirizzo, come è ovviamente legittimo, ma rinneghi nella loro sostanza, in riferimento ad istituzioni che godono di un’autonomia costituzionalmente protetta) le proprie precedenti politiche dopo che si sono modificate le maggioranze di governo? Gli organi dell’Amministrazione centrale da cui dipende la vita di istituzioni costituzionalmente garantite non dovrebbero essere relativamente autonomi dal conflitto politico? Non ci si rende conto che immergendoli in quest’ultimo le si disintegra e si produce un disorientamento gravissimo nell’ambito di coloro che devono fare istituzionalmente riferimento alle loro direttive? Se lo stesso Ministero riconosce come radicalmente sbagliati i propri precedenti comportamenti, questo potrebbe valere anche per il futuro, in occasione di un ulteriore cambio di guida politica. Un andamento di questo genere produrrebbe (se non ha già prodotto) un totale scetticismo nei confronti delle istituzioni, una disaffezione nei loro confronti da parte dei cittadini, degli utenti e dei loro dipendenti. E ben difficilmente la disaffezione e lo scetticismo producono l’efficienza che oggi tanto si auspica.
Si tratta invece di cogliere la genesi dei mali dell’università per indirizzare meglio, e cioè in modo oculato e differenziato, più e non meno risorse. Questo significa per esempio interrogarsi non solo sull’andamento dell’Università ma su quello dei nostri istituti di ricerca in generale. Ora l’Italia è forse l’unico paese in Europa che abbia incanalato tutte o quasi tutte le risorse della ricerca nell’Università. Questo significa che il tracollo dell’Università produrrebbe il totale tracollo della ricerca italiana che non può contare su istituzioni come la Max Planck Gesellschaft tedesca o il CNRS francese. Che questo paese non sia stato mai in grado di pensare davvero che la ricerca sia un valore in sé è dimostrato anche dalla quasi totale assenza di strutture di pura ricerca, che potrebbero interagire con l’Università contrastando la tendenza a finalizzare la sua attività di ricerca esclusivamente alla professionalizzazione. È sulla base di questa mentalità, che favorisce la parcellizzazione del sapere, e sulla spinta delle istituzioni locali che si è creata un’eccessiva proliferazione di sedi decentrate (ancor più che di atenei). Non era meglio sviluppare centri di ricerca autonomi, più attrezzati e più efficienti quanto alle loro finalità, rispetto a molte sedi periferiche? In questo modo si sarebbe perseguita quell’“eccellenza” di cui tanto si parla senza produrre i guasti attuali. In questo modo forse avremmo ancora ventenni e trentenni che percorrono con entusiasmo le vie della ricerca, e non quel panorama tristissimo di giovani ricercatori senza prospettive (e disillusi quanto i loro professori) che abbiamo dinanzi. Su questa via si potrebbe procedere senza produrre tracolli e senza aggravare i bilanci, ma anzi arricchendo il panorama delle istituzioni culturali del nostro paese. Non si potrebbe orientare gradualmente il cammino, senza traumi, proprio in questa direzione?
Ora è chiaro che produrre il tracollo dell’Università con i tagli attuali significa far crollare non solo l’istituzione didattica che va sotto questo nome ma anche l’unica (o quasi) struttura pubblica dedicata alla ricerca. Ed è ben evidente che una didattica che non venga sostenuta dalla ricerca produce stanche e disinformate ripetizioni da parte di un personale docente umiliato che si sentirà sempre più indotto a svolgere i propri compiti per puro dovere di firma. C’è modo di procedere diversamente aumentando semmai finanziamenti da sempre largamente insufficienti, con una distribuzione delle risorse fondata soprattutto sul merito scientifico, con un’incentivazione anche economica che faccia riferimento a questi parametri. Occorre dunque spendere per valutare e per valutare bene. Con gli attuali criteri si ottengono valutazioni ancora troppo vaghe.
Si tratta di creare un corpo docente convinto dei propri compiti e orgoglioso dell’istituzione in cui lavora e che sia dunque fermamente determinato e incentivato a rappresentarla secondo uno spirito di servizio e di correttezza. È ben evidente, per finire, che i tagli sugli stipendi produrranno l’esatto contrario: la ricerca di compensazioni economiche e d’immagine al di fuori dell’università e l’inclinazione a fare il minimo indispensabile.
III
Alla luce a) di queste gravissime preoccupazioni che coinvolgono non solo i tagli previsti ma anche le indicazioni quanto mai caotiche relative al nuovo assetto dei Dipartimenti e delle Facoltà, b) delle facilmente prevedibili difficoltà di carriera in cui verranno a trovarsi gli attuali ricercatori, e c) del prevedibile perpetuarsi sine die del precariato per chi si avvia alla carriera accademica, si propone ai Colleghi di riflettere su iniziative di protesta quali: – Sciopero di tutto il personale docente dell’Università; – Sospensione delle sessioni di esami ivi comprese quelle di laurea; – Rinvio dell’inizio delle lezioni.
Alessandra Algostino (Univ. di Torino), Franco Algostino (Politecnico di Torino), Cesare Alippi (Politecnico di Milano), Umberto Allegretti (Univ. di Firenze), Roberta Aluffi (Università di Torino), Vittorio Angiolini (Univ. Statale Milano), Vincenzo Atripaldi (Univ. Roma La Sapienza), Gaetano Azzariti (Univ. Roma La Sapienza), Enzo Balboni (Univ. Milano Cattolica), Vincenzo Baldini (Univ. di Cassino), Renato Balduzzi (Univ. del Piemonte Orientale), Aldo Bardusco (Univ. Milano Bicocca), Sergio Bartole (Univ. di Trieste), Salvatore Bellomia (Roma Tor Vergata), Ernesto Bettinelli (Univ. di Pavia), Francesco Bilancia (Univ. di Chieti Pescara), Marco Biroli (Politecnico Milano) Maria Agostina Cabiddu (Politecnico di Milano), Giuseppe Cacciatore (Univ. di Napoli Federico II), Giuseppe Cantillo (Univ. di Napoli Federico II), Gisella Cantino (Univ. del Piemonte Orientale), Michele Carducci (Univ. del Salento), Lorenza Carlassare (Univ. di Padova), Massimo Carli (Univ. di Firenze), Paolo Cavaleri (Univ. di Verona), Augusto Cerri (Univ. Roma La Sapienza), Francesco Cerrone (Univ. di Perugia), Sergio Chiarloni (Univ. di Torino), Pierluigi Chiassoni (Univ. di Genova), Claudio Ciancio (Univ. del Piemonte Orientale), Paolo Comanducci (Univ. di Genova), Pasquale Costanzo (Univ. di Genova), Gianluca Cuniberti (Univ. di Torino), Antonio D’Andrea (Univ. di Brescia), Gian Candido De Martin (LUISS Roma), Gianmario Demuro (Univ. di Cagliari), Eva Desana (Politecnico di Torino), Alfonso Di Giovine (Univ. di Torino), Guerini D’Ignazio (Università della Calabria), Gianpiero di Plinio (Univ. di Chieti Pescara), Mario Dogliani (Univ. di Torino), Adriano Fabris (Università di Pisa), Giovanni Ferretti (Univ. di Macerata), Paolo Ferrua (Univ. di Torino), Massimo Firpo (Univ. di Torino), Simona Forti (Univ. del Piemonte Orientale), Lia Fubini (Univ. di Torino), Carlo Gentili (Univ. di Bologna), Elio Giamello (Univ. di Torino), Silvia Giorcelli (Univ. di Torino), Sergio Givone (Univ. di Firenze), Ettore Gliozzi (Univ. di Torino), Enrico Grosso Univ. di Torino), Riccardo Guastini (Univ. di Genova), Giancarlo Jocteau (Univ. di Torino), Davide Lovisolo (Univ. di Torino), Adriana Luciano (Univ. di Torino), Joerg Luther (Univ. del Piemonte Orientale), Elena Malfatti (Univ. di Pisa), Roberto Mancini (Univ. di Macerata), Enrico Marello (Univ. di Torino), Franco Marenco (Univ. di Torino), Emilio Matricciani (Politecnico di Milano), Gianni Mignone (Univ. di Torino), Giuseppe Morbidelli (Università di Roma La Sapienza), Maurizio Mori (Univ. di Torino), Angelo Morzenti (Politecnico di Milano), Giuseppe Nicolaci (Univ. di Palermo), Romano Orrù (Univ. di Teramo), Maurizio Pagano (Univ. del Piemonte Orientale), Anna Painelli (Univ. di Parma), Enrico Pasini (Univ. di Torino), Ugo Perone (Univ. del Piemonte Orientale), Barbara Pezzini (Univ. di Bergamo), Roberto Pinardi (Univ. di Modena e Reggio Emilia), Stefano Poggi (Univ.di Firenze), Michele Prospero (Roma La Sapienza), Luigi Quartapelle (Politecnico di Milano), Alberto Redaelli (Politecnico di Milano), Saverio Regasto (Univ. di Brescia), Marco Revelli (Univ. del Piemonte Orientale), Sergio Roda (Univ. di Torino), Alberto Ronco (Univ. di Torino), Ferdinando Rossi (Univ. di Torino), Luigi Ruggiu (Univ. di Venezia), Marco Ruotolo (Univ. Roma tre), Roberto Salizzoni (Univ. di Torino), Leonardo Samonà (Univ. di Palermo), Daniela Santus (Univ. di Torino), Rocco Sciarrone (Univ. di Torino), Gianni Carlo Sciolla (Univ. di Torino), Claudio Sensi (Univ. di Torino), Giuseppe Sergi (Univ. di Torino), Massimo Siclari (Univ. di Roma tre), Emanuele Stolfi (Univ. di Torino), Roberto Spagnolo (Politecnico di Milano), Giovanni Tesio (Univ. del Piemonte Orientale), Fausto Carlo Testa (Politecnico di Milano), Lucia Toniolo (Politecnico di Milano), Aldo Trione (Univ. di Napoli Federico II), Mario Vadacchino (Politecnico di Torino), Gianni Vattimo (Univ. di Torino), Luigi Ventura (Università di Catanzaro), Federico Vercellone (Univ. di Torino), Angelo Vianello (Univ. di Udine), Ivo Zoccarato (Univ. di Torino), Gustavo Zagrebelsky (Univ. di Torino), Maria Angela Zumpano (Univ. di Pisa).
Per aderire si prega di scriverea Claudio Ciancio (claudio.ciancio@fastwebnet.it) o Mario Dogliani (mario.dogliani@unito.it) o Federico Vercellone (federico.vercellone@unito.it).

Università, stop esami e lezioni contro manovra e tagli

UNIVERSITA': DOCUMENTO DOCENTI PROPONE STOP ESAMI E LEZIONI CONTRO MANOVRA E TAGLI; TRA FIRMATARI ANCHE ZAGREBELSKY
(ANSA) - ROMA, 29 GIU -
Sciopero di tutto il personale docente, sospensione delle sessioni di esami e di laurea, rinvio dell'inizio delle lezioni: sono le iniziative di protesta che oltre un centinaio di professori di atenei di tutta Italia propone ai colleghi, per protestare contro il ddl di riforma Gelmini e gli effetti della manovra finanziaria.
In un lungo documento, diffuso dal professor Massimo Siclari di Roma tre, i docenti (tra le firme anche quelle di Gianni Vattimo e di Gustavo Zagrebelsky) sostengono che è ''doveroso e necessario'' reagire. Dopo aver sottolineato che e' ''assurdo non riconoscere che le responsabilità dei mali dell'università coinvolgono non solo il corpo docente ma vanno imputate anche, e in misura non minore, ai vari dicasteri preposti all'università nell'ultimo ventennio'', affermano che non ci si puo' nascondere dietro i magistrati, i ricercatori o la protesta del personale tecnico-amministrativo, ''che vede colpiti i propri bassi redditi al di fuori di ogni equità''. ''Non possiamo affidare ad altri la pressione sociale necessaria per invertire la rotta. Il corpo accademico deve, per quanto riguarda l'Universita' - è l'invito che i firmatari rivolgono alla categoria - farsi 'classe generale' e assumere su di se' la responsabilità per il futuro di tutto il mondo universitario, compresi, s'intende, gli studenti e il personale tecnico amministrativo''.
Premesso che a loro parere c'è ''perfetta coerenza tra l'attacco all'università e l'attacco alla magistratura'' (''il secondo è fondato sull'idea che il potere si concentri tutto nell'esecutivo in quanto espressione del voto popolare, mentre il primo è fondato sulla riduzione all'unico principio della funzionalità tecnico-economica''), i firmatari del documento fanno notare, tra l'altro, come l'Italia ''è forse l'unico paese in Europa che abbia incanalato tutte o quasi tutte le risorse della ricerca nell'Università'' e ''questo significa che il tracollo dell'Università produrrebbe il totale tracollo della ricerca italiana, che non può contare su istituzioni come la Max Planck Gesellschaft tedesca o il Cnrs francese''.
Cosa fare allora? Secondo i docenti ''c'è modo di procedere diversamente, aumentando semmai finanziamenti da sempre largamente insufficienti, con una distribuzione delle risorse fondata soprattutto sul merito scientifico, con un'incentivazione anche economica che faccia riferimento a questi parametri. Occorre dunque spendere per valutare e per valutare bene. Con gli attuali criteri si ottengono valutazioni ancora troppo vaghe. Si tratta di creare un corpo docente convinto dei propri compiti e orgoglioso dell'istituzione in cui lavora e che sia dunque fermamente determinato e incentivato a rappresentarla secondo uno spirito di servizio e di correttezza. E' ben evidente, per finire, che i tagli sugli stipendi produrranno l'esatto contrario: la ricerca di compensazioni economiche e d'immagine al di fuori dell'università e l'inclinazione a fare il minimo indispensabile''. (ANSA).

venerdì 25 giugno 2010

C'è la Verità?

Video-confronto fra Gianni Vattimo e Franca D'Agostini: C'è la Verità?

Sul sito di "Asia", Associazione Spazio Interiore Ambiente, un video-confronto tra me e Franca D'Agostini, suddiviso in tre parti (vedete alla pagina http://www.asia.it/adon.pl?act=doc&doc=1193).
Qui sotto la presentazione del confronto a cura di Asia:

Gianni Vattimo, attraverso il pensiero dei due cardini della filosofia recente, Nietzsche e Heidegger, guiderà una riflessione sul "tramonto della verità" nella cultura contemporanea alle Vacances de l'Esprit 2010.
Franca D'Agostini, docente alle Vacances de l'Esprit 2010, fa parte di una schiera esigua, se non quasi estinta, di filosofi che sostengono l'irrinunciabilità e l'inaggirabilità del concetto di verità argomentando in sede gnoseologica.

Cento professori contro i tagli all'università

25-06-2010, La Repubblica
Cento professori contro i tagli all'università

Uno sciopero di tutti i docenti. La sospensione delle sedute di laurea e il rinvio dell'inizio delle lezioni: cento professori hanno firmato un duro appello "In difesa dell'Universi", chiedendo ai loro colleghi accademici di rompere il silenzio e facendo autocritica contro l'atteggiamento "smarrito e silenzioso" tenuto fin qui a fronte di una campagna "devastante, carica di disprezzo e di irrisione", che mira a cancellare non solo l'università pubblica ma la stessa cultura italiana. A promuovere l'iniziativa sono stati due filosofi, Claudio Ciancio e Federico Vercellone, e un giurista, Mario Dogliani, che hanno già trovato l'adesione di numerosi colleghi – oltre cento – tra i quali Gustavo Zagrebelsky, Gianni Vattimo, Sergio Givone, Leonardo Samonà e molti altri docenti nei principali atenei italiani. (v.s.)

giovedì 24 giugno 2010

Il Fatto Quotidiano è online!


Ci siamo.
Alla pagina http://www.ilfattoquotidiano.it/ troverete il nuovo sito de Il Fatto Quotidiano.

Non solo. Ma troverete anche un mio spazio, http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/gvattimo/, e la mia prima riflessione, L'Europa non tutela gli olivicoltori, che riporto anche qui di seguito.

Vengo da una riunione a Carovigno, vicino Brindisi, con un nutrito gruppo di agricoltori furibondi perché gli storni che, dati i mutamenti climatici arrivano a milioni non più in gennaio, ma in settembre, sui loro uliveti, si mangiano circa la metà del raccolto di olive. E poiché secondo una vecchia legge europea questi uccelli sarebbero in via di estinzione, non si possono cacciare, che sarebbe il solo modo per scacciarli. Una rovina a cui occorre, da parte dell’Europa, porre rimedio. Intanto, diamo voce al grido di dolore

lunedì 21 giugno 2010

Il nuovo sito del Fatto Quotidiano

Ricordate... a breve il lancio del nuovo sito del Fatto Quotidiano.
http://antefatto.ilcannocchiale.it/2010/06/04/il_fatto_quotidiano_sbarca_sul.html

4 giugno 2010
Fra poche settimane lanceremo la nostra nuova edizione on line. Ma per garantire la libertà di informazione tutti quelli che hanno un blog o gestiscono un sito devono darci una mano
Dunque ci siamo. Tra poche settimane Il Fatto Quotidiano sarà finalmente on line. In queste ore i nostri tecnici e i nostri giornalisti sono al lavoro per stabilire la data definitiva dell'uscita del sito in versione Beta. Poi, per tutta l'estate vedremo come funzionano le cose, ascolteremo i suggerimenti che ci arriveranno dalla rete, e entro l'autunno lanceremo la versione definitiva. Abbiamo molte idee. Le principali sono comunque due. La prima: fare anche sul web informazione senza padroni e censure. La seconda: dar vita a un sito che possa accogliere le opinioni e i pensieri di tutti, selezionando quanto ci sarà inviato o troveremo in Rete.
La sfida, non lo nascondiamo, è molto difficile. In redazione siamo in pochi e questa volta per coprire le spese e avere i capitali necessari per i nuovi investimenti dovremo raccogliere pubblicità. Per questo Il Fatto Quotidiano on-line dovrà avere tantissimi visitatori. Noi contiamo di riuscirci continuando a dire le cose che gli altri non dicono, raccontando storie e notizie che è impossibile leggere altrove. Ma questo non basta. Dobbiamo farci conoscere. Ed è qui che chiunque tiene alla libertà di parola, chiunque pensa che l'informazione nel nostro Paese sia messa in ginocchio non solo dalle leggi bavaglio, ma anche da giornali e tv al servizio del potente di turno, può darci una grossa mano. Vogliamo che tutti, ma proprio tutti, sappiano che il nuovo sito de il Fatto Quotidiano sta venendo alla luce. Per questo chiediamo ai blogger e a chi gestisce un sito di aiutarci mettendo a disposizione i loro spazi sul web per la nostra campagna di lancio. Stiamo lavorando a dei banner davvero poco convenzionali. Se siete disposti a ospitarli segnalate il vostro link a questa mail: iosupporto@ilfattoquotidiano.it
Entro pochi giorni verrete ricontattati e vi verrà fornito l'indirizzo di un link da dove potrete prendere il codice da inserire nella vostra pagina internet. La nostra richiesta è di tenere il tutto on line nel periodo di lancio del sito, che vi verrà comunicato quanto prima. Del banner non convenzionale vi verranno anche fornite le specifiche tecniche e un tutorial utile per inserirlo correttamente. In alternativa abbiamo a disposizione anche un banner, per così dire, normale. In ogni caso l'importante è essere in tanti. Perché l'informazione libera è un bene di tutti e solo tutti assieme possiamo difenderla. E farla crescere.
Peter Gomez e Marco Travaglio

Francisco Ayala, Valentín Fuster y Gianni Vattimo participarán en los Cursos Magistrales de la UIMP este verano


Francisco Ayala, Valentín Fuster y Gianni Vattimo participarán en los Cursos Magistrales de la UIMP este verano

UIMP 2.0 - Red social de conocimiento de la Universidad Internacional Menéndez Pelayo

Santander, 16 de junio de 2010.- El profesor de Ciencias Biológicas de la Universidad de California (Estados Unidos), Francisco Ayala; el director general del Centro Nacional de Investigaciones Cardiovasculares Carlos III (CNIC) y del Instituto Cardiovascular del Centro Médico Mount Sinaí de Nueva York, Valentín Fuster, y el catedrático de Filosofía de la Universidad de Torino (Italia), Gianni Vattimo, participarán en los Cursos Magistrales de la Universidad Internacional Menéndez Pelayo (UIMP), patrocinados por Banco Santander a través de su División Global Santander Universidades, que cada verano reúnen en la capital cántabra a prestigiosos expertos y profesionales.
Los Cursos Magistrales de la UIMP presentarán, entre junio y septiembre, un total de 13 encuentros que dirigirán, entre otros, el escritor Marcos Ordóñez; el historiador cinematográfico Jesús García de Dueñas; los pianistas Vadym Gladkov y Mendmaa Dorzhin; el artísta lírico internacional Roberto Scandiuzzi y la directora y coreógrafa de la Fundación Arena de Verona, María Grazia Garofoli.
Ayala, biólogo español galardonado con el Premio Templeton, impartirá, del 5 al 9 de julio, clases magistrales sobre ‘Darwin y la evolución siglo y medio después de El origen de las especies’; Fuster de ‘Promoción de la salud cardiovascular a través de la biología molecular, la fisiología y la epidemiología poblacional’, los días 19 y 20 de julio y Vattimo analizará la relación entre ‘Posmodernismo, religión y política’, del 23 al 27 de agosto.
Además, del 5 al 9 de julio, el crítico teatral Marcos Ordóñez dirigirá el curso ‘Telón de fondo: el teatro y la crítica desde dentro’; García de Dueñas estudiará los entresijos del ‘Cine prohibido. Censura y represión bajo el franquismo’ del 19 al 23 de julio y el catedrático de Obstetricia y Ginecología de la Universidad Autónoma de Madrid, Juan Ordás, abordará la ‘Endicronología de la reproducción humana a la luz de los nuevos hallazgos’, del 26 al 30 de julio. También dentro de las ciencias de la salud, la ex co-directora de la Universidad de Yale Jennifer Ruger Prah, analizará aspectos relacionados con ‘Health and Social Justice’ del 28 de junio al 2 de julio y, del 20 al 24 de septiembre, el profesor de la Universidad de Newcastle, Ray Moynihan, impartirá lecciones sobre ‘Disease-mongering and public health’ en Menorca.
Por último, Scandiuzzi compartirá sus conocimientos de ‘Interpretación y lectura técnica del belcanto al contemporáneo’ del 16 al 20 de agosto; Grazia Garofoli de ‘Danza y coreografía: de Cecchetti a hoy’ , del 23 al 27 de agosto, mientras que los pianistas Gladkow y Dorzhin ofrecerán ‘Clases magistrales para dúo de pianos y piano a cuatro manos’, del 9 al 13 de agosto. Por su parte, el co-director de la Cátedra de Estudios Iberoamericanos Jesús de Polanco UAM-Fundación Santillana y director de la Escuela de Periodismo UAM/El País, Joaquín Estefanía, abordará ‘Las huellas de la crisis’ del 12 al 16 de julio.
Además de los Cursos Magistrales, Santander Universidades patrocinará distintos Encuentros, incluidos en la programación estival de la UIMP en la capital cántabra, entre los que destacan ‘Fundamentos de la Responsabilidad Social Corporativa’, ‘IX Encuentro Santander-América Latina’ o ‘Posiberismo: un nuevo paradigma en las relaciones España-Portugal’.
El apoyo a esta iniciativa se enmarca en la línea de colaboración que mantienen la UIMP y Banco Santander, por la que el banco participa en el desarrollo de diversos proyectos de la casa de estudios por medio de su División Global Santander Universidades, cuyas actividades vertebran la acción social de la entidad bancaria y le permiten mantener una relación estable con más de 800 instituciones académicas de América, España, China, Marruecos, Portugal, Reino Unido y Rusia. En 2010, Banco Santander ha respaldado la celebración del II Encuentro Internacional de Rectores Universia, que tuvo lugar los días 31 de mayo y 1 de junio en Guadalajara (México), cuyo lema es “Por un espacio iberoamericano del conocimiento socialmente responsable”, y en el que más de mil instituciones educativas debatieron sobre la Universidad del futuro.

Bruxelles mette sotto processo il ddl sulle intercettazioni


La Stampa, giovedì 17 giugno 2010
Bruxelles mette sotto processo il ddl
I liberali chiedono alla Ue di prendere posizione: «Indebolita la lotta alla criminalità»
Marco Zatterin
«Dear Presidents, dear Prime Ministers». Comincia con la più classica delle formule di protocollo l'appello del gruppo Liberaldemocratico del Parlamento europeo ai capi di stato e di governo dell`Ue perché accendano un faro sul ddl intercettazioni. Primo firmatario è il capogruppo Guy Verhofstadt, ex premier belga. E' una cartella e mezzo di accuse infiocchettate da garbata retorica. Il senso è che il provvedimento «è sproporzionato, corre il rischio di non essere conforme con gli standard Ue per la libertà di informazione, indebolisce seriamente l'obiettivo della lotta alla criminalità in Italia e in Europa». Fate qualcosa, è il messaggio per tutti i Merkel e Sarkozy d`Europa.
E «fatelo subito!» La protesta scatta alla vigilia del vertice dei leader a dodici stelle che si apre oggi a Bruxelles e scatena una ridda di dichiarazioni fra gli italiani di Strasburgo. Il gruppo liberaldemocratico (Alde, terza forza dell`assemblea), è la componente che accoglie l'Italia dei Valori, da giorni impegnata a studiare un modo per attirare l'attenzione sul processo e convinta che «imbavagliare l`informazione è come armare ancora di più la criminalità che tentiamo di sradicare». «Attaccare un provvedimento ancora all`esame del Parlamento italiano è un tentativo di pesante condizionamento perpetrato ai danni delle istituzioni», risponde piccato il capogruppo Pdl, Mario Mauro.
In realtà i dipietristi avevano in mente qualcosa di più rumoroso. La pasionaria Sonia Alfano e il leader ombra dell'Idv, Luigi De Magistris, risultano aver sondato il terreno per inserire un punto legato alle intercettazioni all'ordine del giorno della sessione europarlamentare iniziatasi lunedì. All'ultimo, hanno frenato. «Potevamo anche farcela - racconta un parlamentare -, ma c'era un rischio alto che la questione non fosse capita, una elevato probabilità di sconfitta. Così sui giornali sarebbero usciti titoloni sul tema "l'Europa dà ragione a Berlusconi"».
L'intenzione, aggiunge la fonte, è ora quella di «lavorarci meglio e attendere la plenaria di luglio, così da coinvolgere anche quella parte dello schieramento popolare che potrebbe accettare di sostenere una proposta di ampio respiro». Cauto sul comportamento da tenere in sede europea anche il capogruppo della delegazione Pd, David Sassoli: «Siamo impegnati dentro e fuori il parlamento italiano in una dura opposizione alla legge e faremo ogni sforzo perchè sia cambiata. Finito l'iter valuteremo la compatibilità con la normativa europea».
Nell'attesa, c'è la lettera dell'Alde (firmata anche da Arlacchi, Rinaldi e Vattimo) e il cantiere di un sito web battente bandiera belga che i dipietristi metteranno a disposizione per pubblicare le intercettazioni fuori dall'Italia. Il testo siglato da Verhofstadt sottolinea che la cosiddetta «legge bavaglio» ha sollevato «forte preoccupazione in Italia e fuori», attirando la problematica attenzione dell'Osce - l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, La quale, a ancora ieri, ha bollato il ddl come «non in ottemperanza ai nostri standard». E chiude con l'invito «ad avviare un'azione europea che assicuri la libertà di informazione e una efficace lotta al crimine organizzato».
Detto che la Commissione Ue si barcamena come il solito («sosteniamo il pluralismo dei media»), resta la protesta degli azzurri Mauro e Iacolino che etichettano l'uscita di Verhofstadt & Co. come «paradossale». Il ddl, affermano, «non contiene alcuna limitazione dei reati per i quali possono essere disposte le intercettazioni; si vuole invece evitare che chiunque possa essere intercettato e finire poi alla gogna mediatica». Lo scontro continua. Appuntamento probabile per luglio a Strasburgo.

martedì 15 giugno 2010

Interrogazione alla Commissione sulla Legge bavaglio

Interrogazione con richiesta di risposta orale alla Commissione
Articolo 115 del regolamento
Sonia Alfano, Sophia in 't Veld, Luigi de Magistris, Marietje Schaake, Cecilia Wikström, Leonidas Donskis, Nathalie Griesbeck, Gianni Vattimo, Ramon Tremosa i Balcells, a nome del gruppo ALDE
9 giugno 2010

Oggetto: "Legge bavaglio" in Italia
Il Parlamento italiano sta esaminando una proposta del governo Berlusconi intesa a modificare la legge sulle intercettazioni (in particolare per quanto riguarda i criteri e le procedure per l'autorizzazione, i tipi di reati interessati, la sorveglianza elettronica, la durata dell'autorizzazione per le intercettazioni, l'uso di informazioni provenienti da intercettazioni in relazione ad altri reati e le eccezioni per i deputati e i religiosi) e a limitare la possibilità di pubblicare le trascrizioni delle intercettazioni comminando sanzioni severe ai mezzi di comunicazione – inclusi i nuovi media – che forniscono informazioni sulle inchieste giudiziarie prima della fase delle udienze preliminari, periodo che, in Italia, può andare da tre a sei anni, e in alcuni casi fino a 10 anni.
In Italia il nuovo progetto di legge ha suscitato gravi preoccupazioni: l'Associazione Nazionale Magistrati teme che esso determinerà un indebolimento degli strumenti atti a contrastare la criminalità e a proteggere la sicurezza dei cittadini. La Federazione Italiana Editori Giornali, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana e l'Associazione Giornalisti hanno denominato tale progetto "legge bavaglio" e criticano in particolare le elevate sanzioni proposte. Anche le autorità statunitensi, tra cui il sottosegretario del Dipartimento della Giustizia Lanny Breuer, hanno espresso preoccupazioni riguardo alle modifiche proposte.
1. Ritiene la Commissione che le modifiche proposte alla legge sulle intercettazioni in Italia siano proporzionate e in linea con le norme europee sulla libertà di informazione, la libertà dei mezzi di comunicazione e il diritto dei cittadini di ricevere informazioni, così come garantito dall'articolo 11 della Carta di diritti fondamentali dell'Unione europea e dall'articolo 10 della Convezione europea dei diritti dell'uomo e dalla giurisprudenza correlata?
2. Ritiene la Commissione che le modifiche proposte siano compatibili con gli obiettivi dell'UE di lottare contro la criminalità in Europa?
3. Reputa la Commissione che le modifiche proposte – i cui obiettivi dichiarati sono di prevenire le violazioni della segretezza dei processi penali e di proteggere la privacy – siano proporzionate rispetto all'effetto pratico che avranno, ossia di limitare gravemente l'azione dello Stato nel far applicare la legge al fine di garantire la sicurezza dei cittadini mediante la prevenzione e la repressione della criminalità, nonché di limitare la libertà di informazione?
4. Quali misure intende adottare la Commissione per garantire che la libertà di informazione, la libertà di espressione e la libertà di stampa siano garantite in Italia e nell'Unione europea e che la lotta contro la criminalità organizzata in Italia e nell'UE sia efficace?

Rivendico la mia diversità


L'espresso, 17 giugno 2010

Rivendico la mia diversità
Vale o no la pena di continuare a battersi perché la cultura comune abbandoni il suo tradizionale atteggiamento omofobo, cercando che almeno nel linguaggio e nelle “ovvietà” quotidiane i gay non siano sempre di nuovo le vittime designate del disprezzo collettivo? Non si dimentichi che, nonostante la recente correzione di rotta da parte del ministro a ciò preposto nelle gerarchie vaticane, secondo il quale i pedofili saranno puniti con particolare severità nell’Inferno (non solo pianto e stridor di denti, dunque; ma forconi e fuoco a gogo, e chi più ne ha più ne metta), questa severità speciale che dovrebbe saziare la sete di giustizia divina è sempre stata promessa, dal catechismo, a chi pratica il “vizio impuro contro natura”, il “peccato contro lo Spirito Santo” che “grida vendetta al cospetto di Dio”. Perché sia stato sempre così, nella tradizione cattolica, almeno quella ufficiale, non si sa precisamente, tanto che sembra a tutti ovvio che il Dio biblico “esattore di prepuzi” (secondo un’espressione di Joyce) sia altrettanto ovviamente un custode di orifizi e del loro legittimo uso. Basta, si potrebbe dire, cercare di raddrizzare le gambe ai cani. Siamo “contro natura”? Ebbene, tenetevela questa vostra maledetta natura. Vi piacciono gli tsunami, la lotta “naturale” per la sopravvivenza, eruzioni pompeiane ed epidemie avicole o suine? Noi orgogliosamente siamo una “cultura” diversa, non ci interessa la vostra stima, solo vogliamo che ci siano riconosciuti i diritti di un qualunque cittadino: anche sposarsi, eventualmente, con tutto ciò che il diritto di famiglia comporta. Nostalgia della solida, naturale, rassicurante struttura della coppia benedetta dal Comune o dal Santo Padre? Ma fateci il piacere, se vogliamo poter avere una famiglia è solo per un giusto bisogno di eguaglianza civile, anche di comodità amministrativa. Il resto, la vostra falsa monogamia e le vostre acrobazie tra mogli, amanti, seconde amanti, consorti “morganatiche”, magari escursioni fuori le mura con trans esotici, tenetevelo pure; vi servirà per dare un po’ di thrilling alla vostra prossima confessione.

mercoledì 9 giugno 2010

L’unico limite alla carità è la verità

L’unico limite alla carità è la verità
Terra
di Roberta Bartolozzi (L'inkontro.info)
http://www.terranews.it/news/2010/06/l%E2%80%99unico-limite-alla-carita-e-la-verita
RIFLESSIONI. Con il filosofo torinese Gianni Vattimo affrontiamo il complesso tema del rapporto tra fede e ragione.
3 giugno 2010

Perché c’è qualcosa invece che nulla?”. È la celebre domanda posta dal filosofo Martin Heidegger nella sua famosa conferenza del 1929 dal titolo “Che cos’è la metafisica?”. È la domanda fondamentale di fronte alla quale tutti noi, religiosi o meno che possiamo considerarci, restiamo attoniti e senza risposta. Affrontiamo il tema del rapporto tra fede e ragione con Gianni Vattimo, uno dei massimi filosofi italiani.
Professor Vattimo, la filosofia ha tentato a più riprese di dimostrare razionalmente l’esistenza di Dio. Lo ha fatto con argomenti logici - penso ovviamente alla prova ontologica di Sant’Anselmo, ma anche al logico novecentesco Kurt Gödel - e con argomenti fattuali. Si è anche tentato il contrario, cioè di dimostrare razionalmente la non esistenza di Dio. Lei ha affermato: «Proprio non mi fa né caldo né freddo. Diciamo che il Dio di cui si dimostra o non si dimostra l’esistenza non ha niente a che fare con la parola che leggo nella Bibbia». Ci spiega questa affermazione?
Dimostrare l’esistenza di Dio o la sua non esistenza - cosa ancora più difficile - è tutto un discorso di struttura razionale dell’universo. Se Dio fosse dimostrabile non sarebbe lui. Un Dio che si può dimostrare non mi interessa. Oggi quasi nessuno di coloro che credono in Dio pensa davvero che si possa dimostrarne l’esistenza. Io mi sento legato al messaggio che leggo nell’Antico e soprattutto nel Nuovo Testamento. Questo messaggio non ha bisogno di dimostrazioni nel senso che costituisce la base della mia esistenza, senza di esso non potrei neanche pensarmi. In questo ha ragione Benedetto Croce quando dice “non possiamo non dirci cristiani”. Io considero il Nuovo Testamento come il testo su cui mi sono formato e su cui si è formata anche la società occidentale.
Lei è il padre del pensiero debole in Italia. Come riesce a conciliare il suo cristianesimo con quella postmodernità che deve saper farsi carico dell’errore, del punto di vista, della mancanza di fondamenti, della intrinseca storicità del pensiero?
Mettiamola così: finalmente, siccome non c’è più la verità, possiamo esercitare la carità. La babele postmoderna è il fatto che sono caduti i meta-racconti di cui parlava Lyotard. Il nichilismo come lo descrive Nietzsche è l’apertura al rapporto interpersonale più autentico. La tradizione cattolica più dura ha sempre pensato che si poteva uccidere il prossimo in nome della verità (Amicus Plato, sed magis amica veritas, “Mi è amico Platone, ma mi è più amica la verità”), esattamente ciò che non è più possibile nella postmodernità: nel mondo babelico della molteplicità delle culture, in cui non crediamo più nemmeno che la filosofia europea sia la migliore, diventa davvero possibile esercitare la carità verso l’altro. L’unico limite alla carità è la verità. Se c’è una ragione per cui posso pensare di farmi buddista o musulmano è la Chiesa autoritaria, dogmatica che pretende di imporre i suoi principi agli Stati. Non c’è ancora stata la breccia di Porta Pia.

GIANNI VATTIMO E LA SINISTRA - BALON 12.05.10

Il rapporto tra fede e ragione: Copernico riabilitato

Radio Popolare Roma
“Il rapporto tra fede e ragione: Copernico riabilitato”. Conduce: Susanna Marietti. In studio: Roberta Bartolozzi (medievalista). Ospiti: Rosa Maria Calcaterra (filosofa, Università Roma Tre), Domenico Delle Foglie (portavoce Scienza e Vita, direttore piuvoce.net), Adriano Prosperi (storico, Scuola Normale Superiore di Pisa), Gianni Vattimo (filosofo, Università di Torino). Editoriale: Roberta Bartolozzi. Ascolta o scarica la trasmissione del 29 maggio 2010.
Scarica il file audio:
http://www.radiopopolareroma.it/audio/download/2967/TUFF_29052010.mp3.mp3

Interrogazione sull'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali (FRA)

Interrogazione alla Commissione
Oggetto: Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali (FRA) ed elezione del comitato consultivo
Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-3892/2010 alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Gianni Vattimo (ALDE) e Sophia in 't Veld (ALDE)
3 giugno 2010

Il comitato consultivo del direttore dell'Agenzia per i diritti fondamentali è stato eletto nel corso della terzo incontro della Piattaforma per i diritti fondamentali tenutosi a Vienna nei giorni 15-16 aprile 2010. Tra i nove membri si annovera un rappresentante dell'Osservatorio sull'intolleranza e la discriminazione contro i cristiani e un rappresentante dell'IFFD (Federazione internazionale per lo sviluppo della famiglia). Quest'ultimo avrebbe legami con l'Opus Dei e foggerebbe in maniera palese tutte le politiche partendo dal presupposto che il miglior modello di famiglia sia quello tradizionale basato sul matrimonio.
L'Osservatorio, o il suo organismo di provenienza, sul proprio sito Internet si oppone fermamente ai diritti delle persone lesbiche, omosessuali, bisessuali e transessuali (LGBT), all'attuazione della normativa UE, della giurisprudenza della Corte di giustizia e della Corte europea dei diritti dell'uomo, nonché al dovere di garantire luoghi pubblici che rispettino la libertà di religione e di convinzioni personali. Pare inoltre che l'Osservatorio non sia altro che un blog il cui dominio Internet appartiene a un singolo professionista avente lo stesso cognome della persona eletta e che peraltro detiene, mediante la propria attività di agenzia, il copyright del sito.
Ritiene la Commissione che i risultati delle elezioni siano in linea con i principi del regolamento (CE) n. 168/2007[1] che istituisce l'Agenzia per i diritti fondamentali e con le politiche dell'Unione europea? Può la Commissione fornire spiegazioni in merito ai requisiti soggettivi richiesti per poter partecipare alla piattaforma e può far sapere se e come questi siano verificati? Può inoltre la Commissione assicurare che le dichiarazioni delle ONG che richiedono di essere ammesse siano conformi all'impegno di promuovere i diritti fondamentali europei e che siano in vigore strumenti adeguati volti a garantire tale conformità?
[1] GU L 53 del 22.2.2007, pag. 1.

Interrogazione sul programma di consegne straordinarie della CIA e alle prigioni segrete nel territorio dell'UE

Interrogazione alla Commissione e al Consiglio
Oggetto: Nuovi sviluppi relativi al programma di consegne straordinarie della CIA e alle prigioni segrete nel territorio dell'UE
O-0042/10, O-0043/10
INTERROGAZIONE ORALE CON DISCUSSIONE a norma dell'articolo 115 del regolamento di Sophia in 't Veld, Leonidas Donskis, Jeanine Hennis-Plasschaert, Marietje Schaake, Alexander Alvaro, Renate Weber, Nadja Hirsch, Ramon Tremosa i Balcells, Olle Schmidt, Gianni Vattimo e Baroness Sarah Ludford, a nome del gruppo ALDE alla Commissione e al Consiglio
13 aprile 2010

Nel 2009 i media hanno rivelato l'esistenza di una prigione segreta, operativa in Lituania(1) dal 2004 al 2005, dove è stato fatto ricorso alla tortura per interrogare elementi sospettati di appartenere al terrorismo internazionale. Ciò ha indotto il Parlamento lituano ad aprire una terza indagine. La Lituania avrebbe acconsentito a ospitare tale prigione in seguito alla promessa dell'allora Presidente Bush di sostenere l'ingresso del paese nella NATO. In Polonia, successivamente a un'inchiesta parlamentare che negava l'esistenza di prigioni segrete in territorio polacco, la procura aprì un'indagine sulla presenza di una tale struttura nelle vicinanze di un'ex base aerea militare(2); nel febbraio 2010 nuove informazioni provenienti dall'agenzia polacca per l'aviazione hanno confermato che un certo numero di voli di trasferimento erano atterrati sul territorio polacco. Lo scorso 4 novembre un tribunale italiano condannato 23 agenti statunitensi in contumacia e 2 funzionari dei servizi segreti italiani per aver partecipato, nel dicembre del 2003, al rapimento di Abu Omar a Milano e di averlo consegnato segretamente all' Egitto dove afferma di essere stato torturato e maltrattato. I governi successivi hanno invocato il segreto di Stato per evitare di svelare prove importanti(3). Uno degli agenti della CIA condannati ha ammesso dinanzi ai media di avere con i suoi colleghi "infranto la legge" e che le decisioni erano state prese a Washington, mentre l'amministrazione statunitense si dichiarava "delusa" della sentenza emessa dal tribunale italiano(4). Nel Regno Unito, il governo ha rifiutato in più occasioni l'accesso alle prove che potevano dimostrare che i servizi segreti britannici avevano partecipato all'interrogatorio di Binyam Mohamed, residente nel Regno Unito, e che erano a conoscenza del trattamento inumano e degradante e delle torture cui era stato sottoposto da parte di agenti della CIA. Il 19 novembre 2009 la Corte suprema ha respinto - per la sesta volta - la richiesta del governo di divulgare tali informazioni(5). Infine, uno studio sulle "pratiche mondiali relative alla detenzione segreta nel contesto della lotta contro il terrorismo", realizzato congiuntamente da diversi relatori speciali delle Nazioni Unite, elenca una serie di Stati membri dell'UE tra i soggetti coinvolti in tali pratiche illegali.
Quali iniziative intende adottare il Consiglio per garantire l'affermazione della verità e della giustizia in relazione alle violazioni dei diritti fondamentali che hanno avuto luogo sul territorio dell'Unione europea nell'ambito dei programmi statunitensi di consegna e di detenzione segreta e per evitare che tali abusi si ripetano in futuro? Può il Consiglio fornire un resoconto dettagliato di ciò che ha realizzato finora in risposta a queste gravi accuse? È il Consiglio a conoscenza dell'accordo NATO del 4 ottobre 2001? Come intende agire per garantire che l'UE non debba sacrificare la democrazia e i diritti fondamentali nella lotta contro il terrorismo e nella cooperazione con i paesi terzi, in particolare con gli Stati Uniti? Intende il Consiglio sollevare tali questioni con gli Stati membri e gli Stati Uniti?

(1)
http://abcnews.go.com/Blotter/cia-secret-prison-found/story?id=9115978; http://www.boston.com/news/world/europe/articles/2009/11/20/lithuanian_officials_open_new_inquiry_into_secret_cia_prisons
(2)
http://www.google.com/hostednews/afp/article/ALeqM5iNvDcuqgrilgGGgpnADjUyTJB18w
(3)
http://www.statewatch.org/rendition/rendition.html
(4)
http://abcnews.go.com/Blotter/exclusive-convicted-cia-spy-broke-law/story?id=8995107
(5)
http://www.guardian.co.uk/world/2009/nov/19/court-rejects-miliband-cia-request

domenica 6 giugno 2010

Torino a sostegno della Palestina

Torino a sostegno della Palestina
di Giulia Zanotti per NuovaSocietà

Anche a Torino, come in molte altre città italiane, la giornata di ieri, 31 maggio, è stata all'insegna della solidarietà per il popolo palestinese, dopo l'attacco israeliano a Freedom Flotilla, la flotta internazionale di attivisti pacifisti che è stata assalita nella notte tra domenica e lunedì mentre tentava di portare aiuti umanitari nella striscia di Gaza.
Sin dal mattino, infatti, gli studenti universitari hanno organizzato attività di volantinaggio per informare sull'accaduto e sensibilizzare intorno alla questione del conflitto israelo-palestinese. Due i punti della città prescelti: piazza della Repubblica con l'affollatissimo mercato di Porta Palazzo e cuore multietnico della città, e Palazzo Nuovo, la sede delle facoltà umanistiche dove banchetti, musica e bandiere palestinesi hanno invaso l'atrio per tutta la giornata.
Secondo gli organizzatori, infatti, è necessario evitare di far passare sotto silenzio quello che è accaduto in quanto si tratta "dell'ennesima dimostrazione che Israele non è quel modello di democrazia mediorientale che si tende a pensare. La situazione della Palestina è davvero grave, i territori occupati sono grandi prigioni per la popolazione". Ed il timore è che anche questa volta non ci sarà nessuna sanzione significativa da parte della comunità internazionale.
Inoltre, proprio a Palazzo Nuovo nel pomeriggio si è tenuto un presidio trasformatosi poi in corteo che ha attraversato il centro cittadino coinvolgendo anche molti passanti che hanno sfilato dietro un carro allegorico raffigurante un mostro con elmetto militare ed uno striscione dalla scritta "Boicotta Israele. Sostieni la Palestina".
Tra i manifestanti del corteo c'era anche Gianni Vattimo, filosofo ed europarlamentare che di fronte al municipio ha preso la parola per commentare quanto accaduto in medioriente. Parole molto forti le sue, non solo nei confronti di Israele, ma anche della comunità europea e del governo italiano giudicati colpevoli di finanziare e giustificare una politica di guerra e violenza.
Proprio davanti alla sede del comune, inoltre, non sono mancati momenti di tensione dovuti all'incontro con l'onorevole Agostino Ghiglia che avvistato dai manifestanti è stato insultato ed inseguito da alcuni di loro.
Il corteo è poi proseguito fino a Porta Palazzo cercando di coinvolgere anche la numerosa popolazione araba che vi risiede. Per i prossimi giorni sono previste ulteriori manifestazioni per ribadire la ferma opposizione all'atto di violenza compiuto da Israele.

Centri sociali e sinistra in corteo contro Israele

Centri sociali e sinistra in corteo contro Israele
«Assassini»: l’urlo di Vattimo davanti al municipio. Ghiglia colpito con un calcio: «Estremisti violenti»
LUCIANO BORGHESAN
TORINO

Davanti a Palazzo Nuovo è una studentessa di origine ebraica a dar voce alla protesta contro l’attacco israeliano alla «nave della pace» che portava aiuti ai palestinesi. «Hanno ucciso 19 pacifisti, decine di feriti, per un carico di medicine, di casa prefabbricate, di cibo», grida al microfono Dana Lauriola, 28 anni, studentessa-lavoratrice iscritta a Psicologia. Si ripete accompagnando il camioncino che guida il corteo verso via Po e piazza Castello: «Proprio perché sono ebrea - spiega - ho seguito e seguo con apprensione la questione israelo-palestinese, ci sono stati 1414 moti negli ultimi dieci anni tra i palestinesi, e quello che è capitato ora è gravissimo, non porta certo alla convivenza dei popoli».

La seguono in 300, molti giovani e alcune decine di torinesi più datati. Centri sociali, Radio Black Out, la manifestazione si tinge di rosso con le bandiere della Fgci, dei Comunisti italiani, del Partito Comunista dei lavoratori, di Sinistra Critica, del Collettivo Comunista, di Socialismo rivoluzionario. Tra i politici si distinguono l’ex senatore Franco Turigliatto (quello che fece mancare l’appoggio al governo Prodi 2), l’ex assessore comunale Dario Ortolano, portano un’adesione simbolica anche il presidente del consiglio comunale Giuseppe Castronovo e la consigliera Monica Cerutti, i quali informano i manifestanti che «non si potrà votare un ordine del giorno di condanna in quanto alla conferenza dei capigruppo si sono opposti i Pdl Daniele Cantore e Agostino Ghiglia».


Il corteo fila via liscio fino a metà via Pietro Micca quando davanti alla sede della Defonseca e dell’associazione Italia-Israele i manifestanti si fermano e gridano «Assassini. Pagherete caro, pagherete tutto». Altro stop di fronte a Palazzo Civico: prende il microfono Gianni Vattimo: «Assassini, bastardi. Continuano a sparare su gente inerme, io avrei potuto essere su quella nave. E gli intellettuali italiani del c... sono contro il boicottaggio delle merci israeliane: fuori dalle palle!».

In Sala Rossa si è appena osservato un minuto di silenzio, ma poi il consiglio comunale viene sciolto per mancanza del numero legale, e Ghiglia esce dal municipio mentre il corteo sta lasciando piazza Palazzo di Città e si indirizza verso Porta Palazzo, qualcuno lo riconosce e gli urla «Vergognati criminale», l’ex missino prosegue lesto, monta sul motorino poi si ferma come per chiedere spiegazioni, cinque-sei lo inseguono, uno gli tira un calcio, Ghiglia accelera e via, più tardi commenta: «E’ la dimostrazione che gli estremisti di sinistra e gli esponenti dei centri sociali strumentalizzano episodi delicati e lo stesso pacifismo al fine di colpire violentemente gli avversari politici e chi è distante dalle loro posizioni».


Intanto si moltiplicano i comunicati e le iniziative di condanna dell’aggressione israeliana. Ieri sera, in vai Fiochetto, si sono riunite la comunità palestinese in Piemonte Al Baiader, l’Unione Araba di Torino e il Centro colturale Dar Alhekma, chiedono, tra l’altro, «il rilascio immediato di tutte le persone sotto sequestro, la consegna degli aiuti alla popolazione di Gaza, l’eliminazione dell’embargo e l’apertura dei varchi a Gaza in modo definitivo, la costituzione di un tribunale internazionale». Ferma condanna dalle Acli e da altri movimenti. Interviene anche l’on. Gianni Vernetti che l’altro ieri aveva promosso una protesta davanti alla Coop «contro il boicottaggio delle merci made in Israele»: il deputato di Alleanza per l’Italia, esprimendo «rammarico per i morti e i feriti», auspica che si eviti «che i fatti di oggi compromettano il dialogo fra il Governo di Israele e l’Autorità Nazionale Palestinese».

sabato 5 giugno 2010

Le mie Gifford Lectures


The Gifford Lecture Series 2010 - 'The End of Reality'

GIFFORD LECTURES 2010 - The End of Reality

Date: Monday, June 7 2010 - Thursday, June 10 2010

Time: 18:00

Venue: Western Infirmary Lecture Theatre (WILT), off University Place, Glasgow

Category: Public lectures

Speaker: Professor Gianni Vattimo, Professor of Philosophy, Turin University

"The End of Reality"

Mon 7 June

Tarski and the quotation marks of His principle

Alfred Tarski argued that truth is indefinable. Yet truth in language, the kind of truth that perplexed Tarski, may be grounded in a more basic notion of truth explored by European thinkers. Vattimo explores the question of the relationship between human existence, language and truth.


Tues 8 June

Beyond Phenomenology

Wed 9 June

Being and Event


Thurs 10 June

The Ethical Dissolution of Reality

Followed by drinks reception


All lectures will take place at the Western Infirmary Lecture Theatre (WILT), off University Place, Glasgow

Lectures start 18:00 (doors open 17:30)


Free and open to the public


For further information contact Angela Hair, Development and Alumni Office, Email: A.Hair@admin.gla.ac.uk, Tel: 0141 330 3593

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