lunedì 24 maggio 2010

Introduzione all'estetica


Introduzione all'estetica

Pagine: 92
Prezzo: € 10,00
Anno: 2010
ISBN: 9788846725837
Formato: cm.12x19
Disponibilità:
Autore: Gianni Vattimo
A cura: Leonardo Amoroso
Questo scritto, esemplare per chiarezza ed efficacia, ripercorre la storia dell'estetica dai Greci al Novecento, argomentando infine che il senso ultimo dell'estetica può essere paradossalmente indicato nel mettere in questione in modo sempre più radicale il suo oggetto: l'arte. Dopo l'"estetica metafisica" e l'"estetica scientifica" si profila così un'"estetica critica" che è solidale sia alla ricerca artistica delle avanguardie sia ai tentativi filosofici di un oltrepassamento della metafisica.

Gianni Vattimo è il filosofo italiano probabilmente più noto a livello internazionale. Ha ripensato l'estetica in stretta connessione con l'ontologia ermeneutica e sviluppato poi quest'ultima nel senso di un "pensiero debole" che comporta anche rilevantissime implicazioni politiche e religiose.

(qui troverete indice, prefazione e postfazione in pdf)

3 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

Io trovo che dopo il clamore del Nuovo Realismo e tutto quanto restato sospeso, le descrizioni e le indicazioni di una estetica che sia centrale per la filosofia restano ugualmente ed assieme al restare dell'àmbito postmoderno, che sta assumendo più chiara funzione culturale parallela alternativa. In tal senso ho trovato interessante ripensare il lavoro di M. Ferraris di cui opera scritta "Estetica Razionale". Ho riflettuto di nuovo su quanto di per così dire accessorio in contenuto di omonimo libro. L'essenziale è l'inizio di una fondazione di ricerca filosofica, ciò secondo quanto illustrato già da Nicola Abbagnano molti anni addietro ma restato ancora invito in mezzo alle strettoie della intolleranza marxista ed in mezzo (!) alle dispersioni della avversione antimarxista. Un equilibrio che parso beffa miracolosa o assurda ma che era un modo per evitare che fatalismo e annientamento culturale si abbattessero su università, scuole, accademie. Di ciò stesso Abbagnano fu autorevole interprete con una interruzione di itinerari intellettuali che io comprendo era nota a quelli per questo adirati ma non a " gli altri", non a codesti lui avendo interrotto destini per così dire troppo omologhi. Sicuramente da Estetica ad Estetica Razionale si ritrova dopo il giro a vuoto del '...manifesto filosofico neorealista', che difatti opera d'arte non è, un avvio già preceduto, come ho già scritto qui proprio, da una scelta filosofica di... collettiva singolarità, nel senso che non era personalismo né soggettività. E non trovandosi altro, si ritrovano nuove categorie sociali e culturali da altre vitali esigenze. Per questo tale assenza non totale ed è la presenza remota di identificazioni diverse, non catalogabili internamente ma esternamente sì: l'altro realismo e le avventure estetiche... Ma ciò è un singolo percorso! Appunto parallelità ed alternativa che non sono nullità né pochezza, ma qualcosa non finito male e neppure per eccesso. Ciò retorcamente non differisce fino alla lettera del discorso talvolta, perché anche l'alterità ne ha avvicinato l'evento ma non gli accadimenti. (Ho scritto io che sono "altro da voi" che in tali vicende non siete ai limitari ma dentro). MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Riscrivo colmando una mancanza di una lettera e di una interpunzione nel testo del mio messaggio:

Io trovo che dopo il clamore del Nuovo Realismo e tutto quanto restato sospeso, le descrizioni e le indicazioni di una estetica che sia centrale per la filosofia restano ugualmente ed assieme al restare dell'àmbito postmoderno, che sta assumendo più chiara funzione culturale parallela alternativa. In tal senso ho trovato interessante ripensare il lavoro di M. Ferraris di cui opera scritta "Estetica Razionale". Ho riflettuto di nuovo su quanto di per così dire accessorio in contenuto di omonimo libro. L'essenziale è l'inizio di una fondazione di ricerca filosofica, ciò secondo quanto illustrato già da Nicola Abbagnano molti anni addietro ma restato ancora invito in mezzo alle strettoie della intolleranza marxista ed in mezzo (!) alle dispersioni della avversione antimarxista. Un equilibrio che parso beffa miracolosa o assurda ma che era un modo per evitare che fatalismo e annientamento culturale si abbattessero su università, scuole, accademie. Di ciò stesso Abbagnano fu autorevole interprete con una interruzione di itinerari intellettuali che io comprendo era nota a quelli per questo adirati ma non a " gli altri", non a codesti lui avendo interrotto destini per così dire troppo omologhi. Sicuramente da Estetica ad Estetica Razionale si ritrova dopo il giro a vuoto del '...manifesto filosofico neorealista', che difatti opera d'arte non è, un avvio già preceduto, come ho già scritto qui proprio, da una scelta filosofica di... collettiva singolarità, nel senso che non era personalismo né soggettività. E non trovandosi altro, si ritrovano nuove categorie sociali e culturali da altre vitali esigenze. Per questo tale assenza non totale; ed è la presenza remota di identificazioni diverse, non catalogabili internamente ma esternamente sì: l'altro realismo e le avventure estetiche... Ma ciò è un singolo percorso! Appunto parallelità ed alternativa che non sono nullità né pochezza, ma qualcosa non finito male e neppure per eccesso. Ciò retoricamente non differisce fino alla lettera del discorso talvolta, perché anche l'alterità ne ha avvicinato l'evento ma non gli accadimenti. (Ho scritto io che sono "altro da voi" che in tali vicende non siete ai limitari ma dentro).

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

"Vi" spiego meglio la menzione che ho fatto di "Estetica Razionale" quale opera di M. Ferraris, lo faccio con questo testo che è non soltanto recensione a pubblicazione:

°
Opera filosofica di àmbito non destinazione postmoderna e che trae origine da eredità culturali della premodernità (ciò verificabile dalla lettura dei “RINGRAZIAMENTI”, di fatto sorta di sofismi più che informazioni) e che si evolve in lavoro filosofico con introduzione ulramodernista datata anno 1997 e in anno 2011 munita di antimodernista postfazione che risulta essere filosofema esterno sia ad opera che lavoro quindi exmodernamente dotata anche di premessa che è atto di filosofia senza esserne pratica, tutte le aggiunte essendo di medesimo Autore. L’opera costituendo saggio di ‘estetica innovativa’, il lavoro ne faceva il termine della metafisica idealista ma la premessa fa ritorno non riesumazione di antico metafisicismo mentre postfazione conduce ad abbandono non rifiuto della cultura moderna: involuzione per concentrici arbitrari assolutismi, politici poi impolitici, restringendo polemica antirelativista da essoteria ad esoterismo, con rifiuto sia del platonismo-aristotelismo (quello riscoperto originariamente da G. Reale in stessa matrice platonica) sia dell’antiplatonismo-criticismo contemporaneo (di cui studi heideggeriani-gadameriani di U. Galimberti). L'opera si basa su una riduzione-trasformazione della glottologia, disciplinarità ridefinita “icnologia”, che inquadra il mondo percettivo non metafisicamente e che il lavoro impiega antimetafisicamente e analiticamente, cioè alienando dalla prospettiva neoidealista il razionalismo, che la involuzione poi riaprendo ermeticamente sottrae alla attività della stessa filosofia ma non ad altro filosofare, con positivismo non scientista di fatto derivato da parametri storico-culturali del mondo della ufficialità cattolica decadente che era strumento teologico e antidottrinale, poi con il decadere della ufficialità traente facoltà da se stessa diveniva antiteologia e dottrina. Tale ufficialità adesso svanita nei nuovi rivolgimenti religiosi del terzo millennio cattolico, segnato intellettualmente dal recupero post-moderno delle tradizioni medioevali e filosoficamente dalla fine della diatriba tra analitici e continentali, aperta alla riflessione glottologica e chiusa agli gnosticismi ma non alle gnosi, non ha consentito quel filosofare, perciò resta di possibile solo la fruizione dell'opera stessa, senza altro che vi era stato aggiunto direttamente; senonché l’Autore facendosi promotore di un manifesto filosofico che ne sfruttava i contenuti, di fatto ne aveva di nuovo proposto altri usi, direttamente faziosi, unilaterali e riduttivi; ma tali usi pur senza il completo abbandono del manifesto detto “Del Nuovo Realismo” sono di fatto attualmente filosoficamente improponibili, dato che non si è prodotto alcun corrispondente rivolgimento culturale determinante a causa di altro e corrispondente antirealismo, oltre che per assenza delle basi extrafilosofiche, distrutte dalle nuove condizioni del cattolicesimo in Italia e nel mondo, e dato che gli eventi del Villaggio Globale continuano segnando gli accadimenti ad esso inerenti unitariamente oltre che molteplicemente... Differentemente premessa e postfazione, svalutando approcci gnoseologici senza ricondurre la icnologia alla glottologia e tale azione mossa da visione del mondo ormai fondamentalista e non fondamentale e dipendendo l'azione stessa da fondamenti del filosofare, dunque restano velleitarie in ogni caso ed ora anche inutilizzabili col testo cui furono aggiunte. La base, riduttiva e trasformativa di tale velleitarismo, è stata anche coincidenziale, determinata dai residui del regime marxista che aveva imposto ad accademie ed università unilaterali pratiche di riferimento alla sensibilità sociale, politica ed economica, ormai tali coincidenze conservate dai fautori della antipolitica attiva, con scopo di far decadere le strutture organizzative della politica culturale in intero mondo Italia compresa.

MAURO PASTORE