martedì 15 dicembre 2009

Vattimo ad Affari: la chiusura italiana genera gesti folli

Vattimo ad Affari: la chiusura italiana genera gesti folli
Martedí 15.12.2009
di Virginia Perini
http://www.affaritaliani.it/culturaspettacoli/vattimo151209.html

"Sono dell'opinione di Di Pietro e Rosy Bindi. Di Pietro sembra solo più cattivo ma in realtà la Bindi ha detto la stessa cosa". Dopo la condanna all'aggressione del premier dei filosofi Fulvio Papi e Salvatore Natoli, un altro grande pensatore italiano sceglie Affari per dire la sua. E' Gianni Vattimo, conosciuto in molti paesi come padre del "pensiero debole", la filosofia che abbandona i grandi sistemi otto-novecenteschi per abbattere i dogmatismi e garantire una progressiva riduzione della violenza e il superamento delle ingiustizie sociali. E' sicuro nella sua analisi: "In Italia c'è un clima di chiusura assoluta per quanto riguarda la possibilità politica. Con la maggioranza parlamentare di Berlusconi e con l'uso che ne fa è difficile che chi non tollera più la situazione non si arrabbi".
In un certo senso capisce il gesto?
"Sono naturalmente scandalizzato. E condanno il gesto. Ma non ne traggo conclusioni catastrofiche. Dicono che sia un pazzo - sorride - io addirittura sospetto che l'aggressore sia un mafioso mandato apposta... Fa talmente gioco al premier questa situazione. Mi vengono in mente le torri gemelle: non arrivo a pensare che l'attentato sia stato organizzato da Bush, ma che l'abbia utilizzato per bene lo penso tranquillamente".
Ma dicendo queste cose, da intellettuale e filosofo, non si sente un po' un cattivo maestro?
"Macchè cattivo, non l'hanno mica ammazzato. Mi sento... lo ripeto do ragione a Rosy Bindi. E sarò provocatorio, aggiungo un'affermazione paradossale. Dato che tutto si gioca con mafiosi che lo accusano e mafiosi che lo difendono, non vedo perché non possa esserci anche una figura costruita per l'occasione. Bè certo, poi le situazioni sfuggono di mano, in quel caso il modellino del duomo di Milano poteva essere più leggero e avrebbe generato lo stesso effetto. Naturalmente la mia è un'affermazione provocatoria, solo una battuta".
Una provocazione forte...
"Gliela ribalto. Deve essere proprio fesso il signor Tartaglia. Un gesto simile nel momento in cui Berlusconi ha tutti i vantaggi dell'essere vittima. Infatti si sono mobilitati tutti per lui".
Non teme che questi atteggiamenti possano riproporre uno schema già visto, quello degli anni Settanta, quando da qualche cattedra sono partiti percorsi di odio e di morte?
"Ma no. Quale odio. Credo che in Italia la gente sia fin troppo tollerante. E gli italiani fin troppo pecoroni. Non mi auguro che il nostro diventi un popolo di tiratori di statuine naturalmente, ma vorrei che si muovesse di più dal punto di vista politico. Non c'è rabbia, solo rassegnazione. Nessuno odia nessuno, ma tutti cercano di arruffianarsi i potenti. A parte qualche pazzo. E poi gli anni Settanta erano chiusi, ancora più chiusi di oggi. Noi qualche programma di sfogo ce l'abbiamo, AnnoZero".
Ma il ruolo degli intellettuali non è forse quello di spiegare che certe cose non vanno fatte e che l'opposizione non si fa con la violenza?
"Il ruolo degli intellettuali è quello di farsi sentire, ma anche loro sono stanchi. In Italia c'è anche il problema dei media che sono o di proprietà di Berlusconi o di persone che non vogliono esagerare. Esistono poche voci contro il premier. Lo ribadisco, un'anomala chiusura che produce anomale reazioni".
Come l'aggressione di Tartaglia...
"Dicono che sia un pazzo. In cura da dieci anni. Ma quanta gente è in cura... Chi può dire se davvero è un malato di mente o è un esasperato?"
Ma allora qual è il limite all'antagonismo?
"E' la costituzione, se Berlusconi si facesse processare nessuno gli tirerebbe più le statuette. Il clima civile c'è se si segue la giustizia. Ora la saluto, - sospira, poi sorride - spero di non andare in galera... ma per fortuna ho l'immunità parlamentare"

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