giovedì 31 dicembre 2009

Giù le mani da Di Pietro

Ecco la mia risposta, apparsa oggi su Il Fatto Quotidiano, all'articolo di Flores d'Arcais "Caro Di Pietro l'IdV non basta" (29 dicembre). Sempre sul Fatto odierno, trovate la replica dello stesso Flores.

Giù le mani da Di Pietro
di Gianni Vattimo

Caro Paolo (e caro Di Pietro, che è il nostro interlocutore comune), come ti viene in mente, proprio il giorno in cui a Bari è successo quel che è successo tra le varie “anime” (si fa per dire) del Pd, e mentre in vista delle regionali si assiste a risse di ogni tipo all’interno di partiti, coalizioni, gruppi, - come ti viene in mente, ti domando (con la consuete amicizia) di proporre a Di Pietro lo scioglimento del suo partito in vista della creazione di una ennesima “cosa” da comporre attraverso l’unione di gruppi, movimenti, (frammenti di) partiti, società civile eccetera, per avere finalmente un vera e forte opposizione capace di battere il grande corruttore? Sarà che tu, come mi ricordi sempre, hai un passato trotzkista – immagino di mitologie rivoluzionarie, e dunque forse anche “centraliste” - e perciò stesso diffidi di ogni struttura politica che non sia fondata su primarie, secondarie, terziarie, una testa un voto, ecc.

Io che prima d’ora non sono mai stato comunista e non so nemmeno bene la differenza fra trotzkisti, leninisti, stalinisti, trovo non solo irrealistica ma anche suicida la tua proposta. Il partito di Di Pietro è nato coagulandosi spontaneamente intorno a un personaggio carismatico che finora lo ha condotto a divenire una grande forza nel panorama politico italiano. Vogliamo davvero farne una ennesima formazione i cui lottino “democraticamente” signori delle tessere e piccole burocrazie, conducendo agli esiti che sono sotto gli occhi di tutti? Non sarebbe ora di guardare realisticamente a che cosa succede a queste formazioni dilaniate da “democratiche” lotte intestine, da campagne “primarie” (sì, parlo anche del Pd) i cui strascichi si vedono anche nelle situazioni come quella di Bari? So bene che mi obietterai che questi problemi sono inevitabili se si vogliono partiti (e anche stati) democratici. Ma io ti invito a guardare alla situazione italiana: i soli partiti che “reggono” sono quelli, permettimi la semplificazione, “carismatici”. Il Partito Radicale è Pannella, la Lega è Bossi, Forza Italia e derivati sono Berlusconi e IdV è Di Pietro. Neanche a me, pieno di pregiudizi “democraticistici” piace constatare tutto ciò: ma confesso che comincio a mettere in dubbio proprio questi pregiudizi. IdV è il partito di opposizione senza compromessi e fedele alla Costituzione di cui tu parli. Che cosa vi aggiungerebbe il fatto di sciogliersi e invitare altri a comporsi in una nuova forza? Finora l’esperienza dice che simili iniziative hanno avuto esiti disastrosi (penso sempre al Pd). Ci sarebbe di nuovo solo una ennesima trattativa con piccole burocrazie moribonde pronte a confluire per ricominciare a scannarsi tra di loro. Quel che Di Pietro può e deve fare è lanciare dal suo congresso un appello a tutti gli spiriti liberi perché entrino in IdV. Del resto già ora le candidature sono decise sulla base del libero invio di curriculum, le porte sono aperte a tutti, io stesso sono un esempio di questa apertura: sono stato accolto dal partito, eletto da indipendente e con chiare posizioni comuniste.

Ripeto, c’è del “carismatico” in questa idea: non mi vergogno di ammetterlo, del resto sono un devoto ammiratore di Castro, di Chavez (peraltro sempre eletto democraticamente), ma sono anche consapevole che i dirigenti del CLN (è di questo che ora dobbiamo riparlare) non furono eletti in regolari congressi. Il loro illuminismo era per fortuna temperato da una buona dose di decisionismo, e questo forse si chiama, appunto, carisma.

5 commenti:

Francesco Ferroni ha detto...

Bella risposta e traslandola in filosofichese punzecchio dicendo che anche il pensiero debole per sussistere abbisogna di un fondamento forte.Ergo è tempo di mettere da parte ontologicamente il pensiero debole perchè qui siamo in palese contraddizione.Saluti.

Gianni Vattimo ha detto...

Caro Francesco, il carisma che riconosco a Di Pietro è altrettanto debole quanto la mia teoria: almeno nel senso che non è la manifestazione di una verità ultima, di un fondamento. Non offre le garanzie dei primi principi. E' solo il modo di iniziare un'azione storica che mi sembra urgente e condivisibile, ma dal mio punto di vista situato - amico dei deboli e degli esclusi, ecc. Insomma, il proletariato di Marx senza alcuna pretesa di possedere un diritto divino. GianniV.

Gioia ha detto...

mmh.. se posso umilmente intromettermi, vorrei dare solo uno spunto che magari nn viene in mente a chi nn ha troppe occasioni di guardare le cose dal "basso".. (che è un punto di vista importante come quello dall'alto).
Secondo me (secondo me, eh..!) il carisma di Di Pietro esiste, ma rifletterei sull'immagine del coltello a doppio taglio - o insomma di un coltello che taglia anche dal lato dell'impugnatura.
Io penso davvero che il "problema" per cui il pensare civile viene progressivamente messo in minoranza è solo che l'unico linguaggio che oggi funziona in politica è quello pubblicitario - e questo linguaggio (per dirne una) Di Pietro nn lo sa usare. Così come NESSUNO oggi nella "sinistra".
Nn serve scagliarsi contro questa verità: è una verità amara, ma nn siamo più in democrazia: siamo in telecrazia conclamata, e l'opposizione si dibatte nei più ridicoli tentativi di contrastarla, che nn funzioneranno mai, perché il problema reale non è riconosciuto - e quando lo è è affrontato con armi spuntate.
Bisogna contiunare a dire la verità, ma è necessario bucare la cortina di ipnosi che le impedisce di arrivare ai cervelli. Se no nn c'è carisma classico che tenga - il carisma oggi è surclassato dall'indice di convincimento sottile, fatto tecnicamente, e che è un'ALTRA COSA.

E se posso dare un suggerimento a Di Pietro (che apprezzo, beninteso), è che a una manifestazione di blogger non si dà un' "adesione", ma si partecipa, dal basso... anche facendo da megafono, ma senza mettere cappelli
semmai, è DOPO che si cerca di entrare in relazione
Lo so che è stato un errore in buona fede (e sempre meglio di quello di Bersani!), ma sè stato comunque un errore, che a mio parere ha ridotto i risultati per entrambi (ldv e popolo viola).

Alberto ha detto...

@Gioia: secondo me non è tanto il problema dello saper sfruttare la comunicazione "pubblicitaria", quanto la censura che via via viene operata. Credo che Di Pietro sappia muoversi e sappia far parlare di sé. Il problema semmai è che le sue idee, proposte ed iniziative quasi mai trovano spazio.

Come se non bastasse, non è tanto Di Pietro a fare un movimento personale (lui ripete sempre 'noi di Idv') ma gli altri a denotarlo come tale (i dipietristi, il partito dell'ex pm, etc).

Tornando al tema specifico, la proposta di D'Arcais mi sembra una proposta decisamente utopica. Pienamente d'accordo sul fatto che Idv abbia bisogno di allargarsi ed avere più voti... Ma perché 'sciogliersi' anziché 'acquisire'? In cosa consiste poi questo "Partito della costituzione"? Su quali punti programmatici si realizza l'alleanza? Cosa vieta a queste persone di aderire formalmente?

Francesco Ferroni ha detto...

Grazie per la risposta debole :-),sebbene i politicanti millantanti del CDX dicano che Di Pietro sia un estremista di varie tipologie ismatiche.Apparte gli scherzi confido nell'azione dell'idv che attualmente è l'unico partito che può dire ancora per poco qualcosa.(sono tesserato).
Saluti.