giovedì 26 novembre 2009

Libero web senza fili

Libero web senza fili
di Alessandro Gilioli
Imprenditori, giuristi e politici chiedono al governo di abolire la legge che soffoca il Wi-Fi in Italia
L'espresso, 26 novembre 2009

"Nessun Paese occidentale, neppure dove sono più rigorose le misure contro il terrorismo, è prevista una normativa tanto restringente in materia di identificazione di chi accede a Internet da postazioni pubbliche". E "costringere chi vuole accedere a Internet a sottoporsi alla procedura oggi prevista è un enorme disincentivo all'utilizzo della Rete". Quindi questa legge va cambiata, anche perché "la crescita economica, sociale e culturale dell'Italia non può prescindere da una piena diffusione delle moderne tecnologie di comunicazione". Chi ha scritto queste dure parole contro il cosiddetto decreto Pisanu del 2005, quello che sta soffocando il Web senza fili in Italia? Né un pirata informatico né un estremista di sinistra, ma un pacioso deputato del Popolo delle Libertà, Roberto Cassinelli. Il quale, da ex liberale, si è accorto che così com'è stata varata nel 2005 la legge ha effetti disastrosi sulla comunicazione on line in Italia. Infatti se si obbliga un fornitore pubblico di Internet a identificare con la carta d'identità chiunque usi la sua connessione, di fatto si uccide il Wi-Fi. Chiunque sia stato negli ultimi anni in una metropoli americana o europea lo sa bene: in ogni parco pubblico, panchina o coffee shop basta accendere il pc (o lo smart phone) e si trovano subito due o tre reti disponibili, gratis o a pagamento, attraverso le quali connettersi on line. In Italia, niente o quasi: e quei pochi che mettono a disposizione il proprio hot-spot devono prendersi la briga di chiedere un documento di ogni utente e di inviare i dati alla questura, un po' come a Cuba o in Birmania.Il decreto Pisanu era stato approvato in tutta fretta sull'onda emotiva delle stragi di Al Qaeda a Londra e Madrid: si era pensato che i terroristi islamisti potessero utilizzare Internet (e in particolare i cyber point gestiti da extracomunitari) per preparare eventuali attentati sul nostro territorio. Peccato che niente del genere sia stato mai imposto da nessuno dei Paesi che veramente hanno pagato la follia omicida di Al Qaeda: nemmeno gli Stati Uniti, che dopo l'11 settembre hanno passato il Patriot Act con diverse inedite limitazioni alle libertà personali (comprese le intercettazioni del traffico dati sul Web) ma nessun obbligo di registrazione per chi si connette.
Un unicum italiano, insomma. Che tra l'altro doveva essere provvisorio (con scadenza alla fine del 2007) ed è invece stato prorogato due volte, prima dal governo Prodi e poi da quello attuale. E l'aria che tira non è buona nemmeno quest'anno, con gli allarmi antiterrorismo che vengono lanciati dal ministro Maroni. Ma nonostante ciò, questa volta alcune fette di società civile e di politica hanno deciso di muoversi per tempo e di provare a sensibilizzare l'opinione pubblica prima che a dicembre il consueto decreto Milleproroghe ammazzi la Rete senza fili per un altro anno. È nata così la Carta dei Cento per il libero Wi-Fi (vedere riquadro) in cui per la prima volta si chiede al governo e al Parlamento di emancipare Internet da quella norma antistorica, che penalizza ulteriormente il nostro Paese già molto indietro nella connessione al Web rispetto al resto d'Europa. Un'iniziativa, quella dei Cento, non di parte e voluta soprattutto da imprenditori del Web (tra gli altri, il fondatore di Vitaminic Gianluca Dettori, il patron di Magnolia Giorgio Gori, il proprietario di Banzai Paolo Ainio, il creatore di Blogosfere Marco Montemagno), manager e consulenti legati all'innovazione (come Marco Pancini di Google, Alberto Fedel di Newton e Mafe de Baggis di Youplus), docenti universitari (come Abruzzese, Revelli, Vattimo, De Kerkhove, Bonaga e Marramao), direttori di fondazioni come quella creata da Montezemolo, ItaliaFutura (Andrea Romano) o quella finiana FareFuturo (Alessandro Campi), giuristi (Stefano Rodotà, Guido Scorza ed Elvira Berlingieri), ovviamente blogger (come Luca Sofri e Massimo Mantellini) e direttori di nuove testate (Tommaso Tessarolo di Current tv e Riccardo Luna di 'Wired'). Ci sono anche scrittori (Elena Stancanelli, Piergiorgio Paterlini e il recente vincitore dello Strega, Tiziano Scarpa), mentre non sono moltissimi i politici, tra i quali tuttavia si segnalano Ignazio Marino, Mercedes Bresso, Ivan Scalfarotto, Marco Cappato e Giuseppe Civati. Particolarmente interessanti sono due firme vicine al mondo militare, come quella del generale (ed ex vicecomandante della Nato) Fabio Mini e dell'esperto di questioni belliche del 'Giornale' Andrea Nativi: convinti anche loro che le norme in questione non abbiano alcuna efficacia nella prevenzione del terrorismo, e che quindi il decreto Pisanu, almeno nella parte che riguarda il Web, non abbia ragione di esistere.
La Carta dei Cento, che verrà inviata a Berlusconi e ai capigruppo, si accompagna alla proposta di legge bipartisan di Cassinelli (è stata firmata insieme a Paola Concia, del Pd) che non liberalizzerebbe totalmente l'accesso all'WiFi ma migliorerebbe comunque l'attuale normativa: si lascerebbe ad esempio al ministro la possibilità di valutare se sopprimere integralmente la necessità di identificazione, delegandolo a stabilire "le ipotesi in cui si renda necessaria la preventiva identificazione" e in ogni caso prevede strumenti d'identificazione diversi dall'esibizione di un documento d'identità, come ad esempio un modulo on line nel quale l'utente digiterà il proprio numero di cellulare, al quale poi arriverà un sms con un codice per accedere alla Rete.Niente di rivoluzionario, e il passaggio obbligatorio del messaggino inibirebbe comunque una delle caratteristiche migliori del Web (l'immediatezza della connessione), ma un piccolo passo in avanti rispetto alle attuali misure questurine. Il che, nell'Italia di oggi, non sarebbe comunque disprezzabile. http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/

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