venerdì 31 luglio 2009

Commissioni parlamentari

Segnalo qui un bel video tratto dal sito dell'europarlamento, con un commento delle nuove presidenze delle commissioni parlamentari. Internet rende tutto più semplice...

http://www.europarl.europa.eu/news/public/story_page/008-58577-201-07-30-901-20090720STO58563-2009-20-07-2009/default_it.htm

La nostra (vacua) democrazia

Un pezzo scritto qualche giorno (forse settimana) fa, per commentare le primarie del Pd. In esclusiva per il blog!

Anche quelli fra noi che hanno sempre pensato alle (elezioni) primarie come a un possibile toccasana contro le degenerazioni burocratiche e gerontocratiche dei partiti oggi cominciano a nutrire fieri dubbi. Non si parla certo di primarie di tipo americano, dove un partito deve scegliere il candidato alla suprema carica dello stato; il quale dunque deve corrispondere agli orientamenti della base e anche mostrare la massima capacità di battere il candidato avversario. Da come il discorso sulle primarie si sta svolgendo nel (fino ad ora) massimo partito dell’opposizione l’impressione che si trae è che qui si stia solo compiendo un altro passo sulla via del suicidio della democrazia – almeno intesa nel senso del governo della maggioranza e del principio “una testa (appunto; bah) un voto”. Non è forse vero che ormai, persino nei dibattiti che oppongono i sostenitori dei singoli candidati, ciò che emerge sempre di più è il bisogno di un capo carismatico, e cioè di qualcosa che sta all’estremo opposto del leader coscientemente votato dalla base? Se non della democrazia stessa e delle istituzioni democratiche del Paese, è più o meno prevedibile che il suicidio che si compirà sarà quello del partito che incautamente si sta abbandonando a questa vera e propria orgia di dibattito precongressuale. Ogni giorno si annuncia una nuova convention organizzata – con quali forze, con quali soldi – da questo o quell’aspirante leader. Dovremmo prevedere anche un finanziamento pubblico per questo tipo di campagne? Una volta – ahimè più di un millennio fa – queste discussioni precongressuali avvenivano nelle sezioni del (dei?) partito. Oggi simili entità non esistono più. Basta con il partito apparato eccetera. Bene o male che sia, è sicuro che la dissoluzione della vita di base del partito è una componente fondamentale della dissoluzione della democrazia, interna al partito o anche della democrazia politica tout court. Se la scelta del leader non è l’esito di una vasto processo di dibattito di base, che cosa potrà essere se non quello che è ora, la decisione su chi sia più o meno simpatico,più o meno “nuovo” (o “vuoto”, come anche si è detto)? Ci scandalizziamo (ancora?) delle veline berlusconiane, ma qui non siamo lontani da quel metodo.

Se non le primarie, che cosa? Questa domanda forse non può avere solo una risposta “tecnica”: che potrebbe arrivare fino al sondaggio telefonico tra un campione di cittadini, scelti a caso o nell’ambito degli iscritti… O addirittura al vecchio metodo del sorteggio. So che è paradossale, ma anche questo metodo avrebbe almeno il vantaggio di non obbligare gli aspiranti leader del partito a dirsene di tutti i colori di qui al congresso, contribuendo in modo potente ad accentuare tutte le divisioni interne. Chiamparino ha fatto bene a dire che si sarebbe dovuto discutere non del chi, ma del “che cosa” fare. La personalizzazione dello scontro, ancora secondo l’aureo esempio delle veline berlusconiane, serve solo a non parlare del che cosa. Non sappiamo bene che cosa vogliamo fare, ma intanto vogliamo prendere il potere: nello stato, e prima nel partito…

Come si vede chiaramente, questo problema del modo di eleggere il segretario del partito è solo uno specchio del problema ben più vasto: di come far funzionare la democrazia. Davvero il modo in cui si costruiscono le liste dei candidati in un paese come Cuba (almeno, per quanto ne sappiamo noi) è peggiore di quello che si vede in Italia? Là, se non andiamo errati, le sezioni del partito – a livello molto periferico, di quartiere addirittura – si riuniscono e votano con scrutinio palese i nomi del loro candidato; e si sale così fino alla costruzione della lista. Naturalmente si dice che questo modo di praticare la democrazia è esposto a ogni abuso: rivalità personali, manipolazione dall’alto, ecc. E certo non è il metodo perfetto. Ma vedendo quello che succede oggi in Italia – a cominciare dalle liste elettorali emanate dalle segreterie centrali, fino alla lotta per le primarie che si sta svolgendo ora nel PD – noi cominciamo a non essere più tanto sicuri che il “modello cubano”, così generalmente esecrato da tacitare ogni possibile discussione razionale – sia davvero tanto male. Per i più rigidi e pragmatici liberali potremmo cominciare a osservare che costa sicuramente meno di tutte le kermesse che si svolgono e si svolgeranno per scegliere il nuovo leader PD. E per i non molti interessati alla politica, si può osservare che lì almeno non si tratta solo di chi è più attraente e più “simpatico”. Se questa nostra è la democrazia, mostrateci qualche cosa di meno desolantemente vacuo.

Gianni Vattimo

giovedì 30 luglio 2009

Interrogazione parlamentare: Legge lituana per la protezione dei minori contro gli effetti dannosi dell'informazione pubblica

Eccovi il testo dell'interrogazione parlamentare che abbiamo posto il 16 luglio. Come vedete, la questione dei diritti civili è tutt'altro che pacifica, non solo in Italia, e richiede la massima attenzione.
INTERROGAZIONE ORALE CON DISCUSSIONE a norma dell'articolo 115 del regolamento di Sophia in 't Veld, Jeanine Hennis-Plasschaert, Leonidas Donskis, Gianni Vattimo e Baroness Sarah Ludford, a nome del gruppo ALDE, Ulrike Lunacek, Raül Romeva i Rueda, Jean Lambert e Judith Sargentini, a nome del gruppo Verts/ALE alla Commissione
16 luglio 2009
Oggetto: Legge lituana per la protezione dei minori contro gli effetti dannosi dell'informazione pubblica
Il 14 luglio 2009 il Parlamento lituano ha approvato alcuni emendamenti alla legge sulla protezione dei minori contro gli effetti dannosi dell'informazione pubblica. Secondo tale legge, un'informazione pubblica che istiga ai rapporti omosessuali e sfida i valori della famiglia influisce negativamente sullo sviluppo dei minori. Il suddetto provvedimento pone l'informazione sull'omosessualità allo stesso livello di questioni quali la rappresentazione della violenza fisica, l'esibizione di corpi crudelmente mutilati e le informazioni che incoraggiano l'automutilazione o il suicidio. La legge porta al divieto di qualunque informazione sull'omosessualità che sia accessibile ai minori.
Il presidente della Lituania ha opposto il suo veto a questo atto legislativo, in quanto redatto in termini vaghi e confusi, e ha chiesto al Parlamento di riesaminarlo per garantire che esso sia conforme ai principi costituzionali dello Stato di diritto e di certezza e chiarezza giuridica, e che non risulti in conflitto con le garanzie di una società aperta e di una democrazia pluralistica. Le ONG attive nella difesa dei diritti umani e i deputati del Parlamento europeo hanno ripetutamente sollecitato un intervento da parte delle istituzioni UE e invitato il Seimas a rivedere il progetto di legge. Verrà inoltre presentato un ricorso alla Corte costituzionale. Nell'autunno saranno poi esaminati alcuni emendamenti ai codici penale e amministrativo, in virtù dei quali gli atti intesi alla diffusione dell'omosessualità, commessi da persone fisiche o giuridiche in aree pubbliche, saranno considerati reati punibili con lavori di pubblica utilità o un'ammenda fino a 1500 euro, o l'arresto.
Ha la Commissione discusso le questioni summenzionate con le autorità lituane? Concorda la Commissione sul fatto che la legge e gli emendamenti in oggetto sono incompatibili con i diritti umani e le libertà fondamentali garantiti dalle convenzioni internazionali ed europee e, in particolare, con la libertà di espressione, che comprende il diritto di cercare, ricevere e diffondere informazioni? Non ritiene inoltre che essi siano incompatibili con la legislazione e le politiche UE contrarie alla discriminazione? Non ritiene la Commissione che la suddetta legge sia in contraddizione con la Carta dei diritti fondamentali dell'UE, con l'articolo 6 del TUE e l'articolo 13 del TCE, ovvero con i valori fondamentali su cui si basa l'Unione europea? Intende la Commissione chiedere una valutazione della legge e degli emendamenti da parte dell'Agenzia per i diritti fondamentali? Quali misure intende la Commissione intraprendere per garantire che la Lituania rispetti i suoi obblighi in forza dei trattati UE e della legislazione europea e internazionale? È disposta, se necessario, ad attivare la procedura prevista dall'articolo 7 del TUE?

venerdì 24 luglio 2009

Copyright addio: siamo tutti pirati


Ecco una mia recensione che è anche una risposta a molti dei vostri commenti su questo blog. Io stesso, come si evince anche dall'articolo, mi sono impegnato a essere un parlamentare del software libero: la questione mi appassiona parecchio, e intendo essere parte attiva del movimento. Che, in primo luogo, dovrebbe effettivamente costituire, come suggerito dal movimento, un intergruppo al Parlamento europeo: sarebbe innanzitutto un segnale, e poi una possibilità di agire seriamente in un'Europa che purtroppo, sinora, si è occupata in primo luogo di quella difesa a oltranza del diritto di proprietà intellettuale che con il libero commercio ha ben poco a che fare. Tornerò sull'argomento...


Anzitutto: questo non è un libro per vecchi, come si potrebbe dire parafrasando il titolo del romanzo di Cormac McCarthy. Ma anche i lettori meno giovani che non si lasciano spaventare da alcune pagine irte di terminologia informatica finiranno per appassionarvisi come a un vero e proprio romanzo d'avventura fedele alla promessa del titolo. Avventure di pirati sono quelle che il titolo promette. E i pirati sono qui i sempre più numerosi «smanettoni» che utilizzando il loro computer, anche tra i meno sofisticati, e poche basilari conoscenza della rete (il «Web») beffano ormai da tempo le grandi compagnie di produzione e distribuzione di musica, film, video, giochi e altri prodotti di intrattenimento che possono essere trasmessi elettronicamente.

Persino il nostro attuale ministro dell'interno, in una intervista di qualche tempo fa citata in epigrafe di uno dei capitoli del libro di Luca Neri (supponiamo, di quando non era ancora ministro) confessa senza alcuna vergogna che lui la musica non la compra certo ma la «scarica» dalla rete con un procedimento che rimane illegale e che le grandi compagnie si sforzano di perseguire. E aggiunge: «Non sono mica come Bono degli U2 che fa grandi proclami per la pace nel mondo e contro le multinazionali e poi si compra le azioni di Microsoft o di Forbes e così diventa ricco. Io sono per la libera scaricabilità della musica». Maroni diceva qui - e non sappiamo se oggi lo ripeterebbe - quello che a molti di noi viene da dire spontaneamente quando leggiamo La baia dei pirati. Assalto al copyright.

Non siamo mica dalla parte delle multinazionali, il file sharing, che significa lo scambio di contenuti di tutti i tipi tra utenti che praticano un rapporto peer to peer (un rapporto da pari a pari, abbreviato in p2p) ci sembra da approvare anche per elementari ragioni politiche. Stiamo cadendo vittime di un abbaglio ideologico? Come è possibile giustificare questo che a tutti gli effetti è un furto di beni altrui, magari solo perché da piccoli ci siamo abituati a parteggiare per i pirati della Malesia contro i cattivi governatori delle colonie che li combattevano in nome dei diritti dei re europei? Ma a parte la simpatia per i pirati dei mari della Sonda o per Robin Hood, il sentirsi dalla parte degli smanettoni ha ben altre e più serie motivazioni. Che partono dalla pervasività e inarrestabilità del fenomeno, come si può vedere dalla affascinante storia che Neri racconta nel libro, nella quale, nonostante l'impegno con cui le grandi industrie distribuzione di musica, film, video ecc. si sono impegnate a combatterlo con i mezzi dell'antipirateria legale, non ha fatto che crescere esponenzialmente in questi anni.

D'accordo che ciò che in linea di principio è un crimine non può cessare di esserlo solo perché quasi tutti lo praticano. Ma la storia recente delle nostre società è piena di esempi di «crimini » che hanno cessato di essere considerati tali in base ad una adeguamento delle leggi alle pratica corrente e a nuove situazioni esistenziali. Stiamo lottando persino per far si che l'omicidio del consenziente - nel caso dell' eutanasia - non sia più penalmente punito; e ciò anche in conseguenza degli sviluppi della medicina che hanno spalancato la possibilità di tenere in vita un essere umano, anche contro sua volontà, per tempi indefiniti.

Sebbene l'esempio sia molto remoto, anche nel caso del peer to peer siamo di fronte a una innovazione tecnologica che obbliga i legislatori a fare i conti con una situazione del tutto inedita e «intrattabile» con le leggi vigenti fino ad ora. Come del resto diceva molto chiaramente il ministro Maroni nella intervista citata, la questione del copyright - che è il diritto violato dal file sharing - è molto più un problema delle multinazionali che non degli autori, degli artisti, dei creatori di quei beni che secondo i pirati dovrebbero circolare liberamente nella rete.

Neri suggerisce che già ora per molti autori di musica risulta vantaggioso far circolare in rete le loro creazioni, giacché serve da pubblicità per concerti e eventi dal vivo, che rendono economicamente più delle royalties pagate dalle grandi compagnie di distribuzione. Qualcosa del genere sembra accadere persino per il cinema, dove alla lunga sembra destinato e rinascere il gusto per il film visto in sala piuttosto che (o dopo che lo si è visto) sullo schermo del computer.

Sempre pensando agli artisti, Neri c’invita anche a riflettere sul fatto che nella situazione attuale di libera circolazione in rete, la loro libertà creativa è molto più grande di quanto non sia mai stata in passato. Non hanno più bisogno di un editore che investa capitali per far circolare le loro opere, se le possono pubblicare da sé con il loro computer. Ecco qui un altro aspetto decisamente rivoluzionario del file sharing, e un'altra ragione che stimola lo nostra simpatia. Lo sviluppo delle forze produttive, direbbe Marx, rende obsoleti i rapporti di produzione che devono essere cambiati per adeguarsi meglio alle nuove condizioni tecniche e anche «esistenziali» che si sono create. Nietzsche, dal canto suo, pensava che il problema dell'uomo di oggi è quello di innalzarsi mentalmente e spiritualmente al livello delle proprie capacità tecniche.

Anche tutto questo, e molto di più, si agita sullo sfondo delle avventure piratesche di ci parla Neri. Che sia una faccenda eminentemente e epocalmente politica (pensiamo a un terreno di cui Neri si occupa poco, quello dei brevetti farmaceutici) lo hanno capito i fondatori svedesi della baia dei pirati: hanno costituito un partito che oggi ha una rispettabile rappresentanza al Parlamento europeo. La rivoluzione è appena cominciata.

Gianni Vattimo (TuttoLibri, 18 luglio 2009)

(Luca Neri, LA BAIA DEI PIRATI. Assalto al copyright. Cooper, pp. 254, euro 12)

Alla Convezione dei cittadini europei del Piemonte

G8: VATTIMO (IDV), CONTRO BERLUSCONI A MAGGIOR RAGIONE DOPO 'TRIONFO'

Roma, 13 lug. (Adnkronos) - "Credo che Antonio Di Pietro abbia tutte le buone ragioni per dire quello che ha detto. Certamente gli appelli alla tregua sono fatti in buona fede ma penso che le forze politiche non debbano restarne avviluppate". Lo dice all'ADNKRONOS l'eurodeputato di Italia dei valori Gianni Vattimo, che sostiene la linea del leader rispetto all'appello lanciato ieri dal Capo dello Stato dalle colonne del 'Corriere della sera'.

giovedì 23 luglio 2009

Solidarietà e sostegno al testimone di giustizia Pino Masciari



Esprimo tutta la mia solidarietà e tutto il mio sostegno a Pino Masciari e alla famiglia, per le recenti e vili intimidazioni subite in Calabria. L’ordigno ritrovato a casa del fratello del testimone di giustizia - giusto in coincidenza con la manifestazione dello scorso 19 luglio, a Palermo, per Paolo Borsellino e gli uomini della scorta - prova che la ’ndrangheta non ha dimenticato i Masciari, con cui evidentemente intende regolare i conti. E’ un segnale preciso, da non sottovalutare.

Pino Masciari ha permesso alla giustizia di condannare pericolosi ’ndranghetisti e colletti bianchi, esponendosi alla vendetta di potenti clan criminali. Sarebbe un errore gravissimo abbassare la vigilanza, dello Stato e dell’antimafia, nei confronti della sua famiglia. Mi appello al ministro dell’Interno e alla società civile perché i Masciari possano vivere nella massima sicurezza e non siano mai lasciati da soli.

Personalmente, sarò sempre vicino alla famiglia di Pino Masciari, servitore dello Stato ed esempio per le nuove generazioni che credono in un’Italia libera da tutte le mafie.

Gianni Vattimo, parlamentare europeo (Italia dei Valori)

mercoledì 22 luglio 2009

Torino spiritualità 2009


Torino Spiritualità 2009, sono tra gli ospiti (forse qualcuno di voi era presente alla prima edizione, credo nel 2005: partecipai a una bella lezione del compianto Rorty, al Carignano). Naturalmente, vi informerò meglio più in là: in ogni caso, si terrà dal 23 al 27 settembre, e il tema è quello del dis-inganno. Tutte le informazioni (ancora preliminari) qui sotto:




Don't miss it.

Europa al bivio

Un articolo di Famiglia Cristiana (26 luglio, http://www.stpauls.it/fc/0930fc/0930fc26.htm, di Roberto Zichittella) sull'insediamento del Parlamento europeo. Come vedete, Verhofstadt si è subito fatto sentire!

È la legislatura della svolta. In attesa di avere maggiori poteri reali, previsti dal Trattato di Lisbona, ha rimandato a settembre Barroso. Che dovrà sudarsi la rielezione.

Strasburgo
Il portoghese José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, passerà l’estate a studiare. Il Parlamento europeo di Strasburgo ha deciso di "rimandarlo" a settembre prima di decidere se concedergli un secondo incarico alla guida della Commissione di Bruxelles. E per lui non sarà un esame facile. Dovrà portarsi sotto l’ombrellone molti dossier: dovrà mostrare tutte le sue capacità di persuasione per convincere gli europarlamentari, ora più perplessi che entusiasti rispetto a una sua possibile rielezione.
A Barroso viene rimproverata un’eccessiva sudditanza verso i 27 Governi dell’Ue. Secondo molti eurodeputati, inoltre, la Commissione non ha saputo affrontare in modo adeguato la crisi economico-finanziaria. «Ha cessato di essere il motore dell’integrazione europea», spiega l’ex premier belga Guy Verhofstadt, presidente dell’Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa.
Così, nella sua prima sessione dopo le elezioni di giugno, il nuovo Parlamento europeo ha sùbito alzato la testa e picchiato i pugni sul tavolo. Vuole dire la sua, fissare l’agenda e rivendicare i propri poteri di fronte agli Stati membri e alla Commissione. L’attenzione dell’Europarlamento è fissata sulla data del 2 ottobre, quando i cittadini irlandesi torneranno a esprimersi con un referendum sul Trattato di Lisbona. Bocciato in un primo referendum, questa volta il Trattato potrebbe avere luce verde. Con la sua entrata in vigore, il Parlamento acquisirà maggiori poteri decisionali in molti campi quali gli affari interni, l’agricoltura e il bilancio, nonché per la nomina delle alte cariche delle istituzioni europee.
Barroso sarebbe il candidato forte del Partito popolare europeo, uscito vincitore dal voto di giugno. Ma il Ppe, con 265 eletti, non ha la maggioranza assoluta (369 voti), indispensabile per riconfermarlo. E anche all’interno del Ppe non tutti sono convinti dai risultati ottenuti dall’ex primo ministro portoghese «Vincere le elezioni non basta a fare una politica», osserva David Sassoli, eletto a Strasburgo per il Pd e confluito nel gruppo dell’Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici (S&D).
Per essere rieletto, Barroso deve contare su un’alleanza fra il Ppe, i socialisti, l’Alleanza dei democratici e liberali. Serve cioè un compromesso. Simile a quello che ha portato il polacco Jerzy Buzek alla presidenza dell’Europarlamento. Buzek (Ppe) resterà in carica per la prima parte della legislatura, ma dopo due anni e mezzo cederà la poltrona a un esponente socialista, probabilmente il tedesco Martin Schultz, il politico a cui Berlusconi diede del "kapò".
«Il Parlamento europeo è sempre stato un luogo di grandi compromessi, ma credo sia normale quando si rappresentano quasi 500 milioni di cittadini e 27 Paesi. Il problema è che spesso la mediazione porta a fare la metà di quello che serve fare», fa notare Gabriele Albertini, l’ex sindaco di Milano al suo secondo mandato a Strasburgo.

Euroscetticismo e destra razzista
Nel nuovo Europarlamento forze politiche di orientamento diverso sono spinte al compromesso e alla mediazione anche per arginare gli euroscettici (senza contare i gruppi apertamente antieuropei e razzisti) che hanno conquistato un seggio. Sono politici, come il francese Le Pen e i leghisti italiani, sempre pronti a scagliarsi contro "i burocrati di Bruxelles", ai loro occhi colpevoli di sottrarre la sovranità ai popoli. Ma gli euroscettici sono tanti, quasi in ogni nazione rappresentata all’Europarlamento.
«Bisogna impegnarci contro le forze politiche che vogliono tirare giù la saracinesca dell’Europa», assicura Pier Antonio Panzeri, ex segretario generale della Camera del lavoro di Milano, eletto per il Pd.
«Attenti a non demonizzare i nemici dell’Europa, perché rappresentano una parte dell’opinione pubblica che non possiamo trascurare. Piuttosto che isolarli dobbiamo convincerli», mette in guardia Rachida Dati, ex ministra del Governo francese. Pur convinto delle necessità di fare argine contro i nemici dell’Europa presenti a Strasburgo il filosofo Gianni Vattimo (Italia dei Valori) ha un timore: «Non vorrei che il giusto desiderio di fare blocco contro gli antieuropei porti agli estremi il compromesso, creando una melassa indistinta nella quale si annullano le differenze fra i vari gruppi. Un po’ di sano estremismo ci vuole». Di sicuro non è sano l’estremismo di gruppi come il British national party, un gruppo di ispirazione fascista rappresentato a Strasburgo dal suo leader Nick Griffin. Tronfio, tarchiato e con il ghigno da squalo, Griffin dice e ripete (lo ha fatto anche davanti ai nostri occhi) che bisognerebbe affondare i barconi carichi di disperati che attraversano il Mediterraneo diretti verso le coste meridionali dell’Europa.
Queste parole fanno rabbrividire Rita Borsellino. Nel suo primo giorno da europarlamentare, la sorella del giudice Paolo, assassinato a Palermo nel 1992, ha presentato un’interrogazione perché l’Europa presti attenzione al decreto sulla sicurezza voluto dal Governo italiano. «Nella mia vita», afferma la Borsellino (S&D), «credo di aver dimostrato di non temere le sfide. Non ho paura a confrontarmi, con asprezza, se necessario, con chi ha posizioni opposte alle mie. Non ho paura anche perché credo che la difesa dei diritti dell’uomo e la salvaguardia dei più deboli sia una linea assoluta e universale, che nessuno può mettere in discussione».

Prime nomine

Buongiorno a tutti. Scusate l'assenza, ma gli impegni (più formali che sostanziali, per ora, ma è ovvio) al Parlamento e qualche difficoltà negli spostamenti (voli cancellati, ecc.) mi hanno portato via molte energie. Qui di seguito troverete la mia pagina di deputato, appena creata dal sito del Parlamento europeo, e ancora da riempire.

Come vedrete, sono stato eletto membro titolare della Commissione Cultura e Istruzione, e supplente della Commissione Libertà civili, Giustizia e Affari Interni. Le due commissioni delle quali facevo parte anche tra il 1999 e il 2004, anche se all'epoca ero supplente della prima e titolare della seconda.
Per ora, posso segnalarvi il link al sito del Parlamento in lingua italiana, http://www.europarl.europa.eu/news/public/default_it.htm?language=IT: la prima sessione plenaria inizierà il 14 settembre, e in quel momento, di fatto, comincerà la nuova legislatura. Sul nuovo presidente, Buzek, saprete già tutto: è stato votato a larga maggioranza, con un'intesa sul suo successore: Martin Schulz, del Pse, tristemente noto in Italia per essere stato l'oggetto degli insulti di Berlusconi.
Qui il link all'Alde, l'Alleanza dei Liberali e Democratici per l'Europa, il gruppo del quale faccio parte pur mantenendo la barra, come sapete, decisamente a sinistra (http://www.alde.eu/index.php). Il nostro nuovo leader è Guy Verhofstadt, l'ex primo ministro belga. Piccola curiosità: da decano, ho presieduto la prima riunione del gruppo.
Infine, ecco la mia mail di deputato: gianni.vattimo@europarl.europa.eu.
Tra luglio (ciò che resta) e agosto, i miei collaboratori provvederanno ad aggiornare tanto il blog quanto il sito, cosicché tutto sia pronto per settembre. Continuate a scrivere, ci si vedrà prossimamente su questi schermi - consegnerò loro, in base alle scadenze dei lavori parlamentari e dell'attualità della situazione europea, video che verranno inseriti nel blog, di facile e immediata fruizione, che si aggiungeranno ovviamente ai commenti scritti e agli articoli che pubblicherò.
Un saluto a voi tutti,
GianniV.

giovedì 2 luglio 2009

Si è rovesciato il mondo


Un mio articolo su "Planet 51", il film degli Ilion Animation Studios in uscita anche qui da noi (da L'espresso, 1 luglio 2009)

Stiamo davvero "rotolando via dal centro verso la X", come scriveva Nietzsche in uno dei suoi appunti sul nichilismo? Si direbbe che proprio questo sia il senso del nuovo film che rifà, a rovescio, la storia di 'E. T.' che ci ha commosso quasi trent'anni fa. È improbabile che gli ideatori del nuovo film avessero in mente questa tesi nietzschiana. Si sono verosimilmente appassionati al gioco del rifacimento attualizzante, contando su un successo di pubblico trainato dal ricordo del film originale. Ma il fatto che abbiano pensato a una storia come questa indica almeno che hanno percepito una trasformazione della mentalità collettiva. Che a noi sembra riassumibile così: un tempo - al tempo di 'E. T.' e, ancora prima, dello sbarco sulla Luna - noi eravamo il mondo centrale, dove approdava, inizialmente temuto ma poi svelato in una sua autentica 'umanità', il piccolo mostriciattolo extragalattico. Il quale per l'appunto si 'assimilava' a noi, anche se mantenendo le sue radici e la nostalgia per la sua 'casa'. Adesso, nonostante che il protagonista di Planet 51 sia un soldato della Nasa presumibilmente in missione coloniale, noi non siamo più il centro, siamo diventati l'altro per mondi dove dobbiamo sperare di essere accolti e aiutati se ci presentiamo senza l'arroganza dei conquistatori. Se capiamo bene la trama del film, che denuncia uno spirito diverso da quello della 'guerra dei mondi' anche perché è un 'innocente' cartone animato e non un kolossal spazial-tecnologico, il suo messaggio sarà quello di una mentalità post-coloniale che mette la Terra allo stesso livello degli altri pianeti. Una specie di nuova, ancora una volta, rivoluzione copernicana. Come qui, anche su Planet 51 ci sono bambini che, non ancora travolti dai giochi di guerra degli adulti, possono ascoltare e aiutare, e magari persino provare affetti sinceri. Come 'E. T.', anche questo film gronderà buonismo da tutte le parti, e si presterà a tutte le possibili ironie contro le 'anime belle' che ignorano la dura legge della 'realtà'. Possiamo dire che stiamo comunque, e realisticamente, dalla parte di 'E. T.'?