martedì 5 maggio 2009

Il filosofo e la politica



(tratto da: http://www.viaemilianet.it/notizia.php?id=1580)

70 anni e ancora tanta passione politica. Gianni Vattimo, il più importante filosofo italiano, ha deciso di candidarsi alle elezioni Europee del 4-7 giugno. Abbiamo chiesto al suo “biografo ufficiale”, lo scrittore reggiano Piergiorgio Paterlini di intervistarlo per noi.



Tutta una vita contro corrente, fuori dagli schemi. Così è Gianni Vattimo, che ha compiuto da poco i 70 anni ma non ha perso un briciolo della sua “grinta”. Non certo amato dall’establishment politico e accademico italiano, Vattimo si presenta alle elezioni europee con l’Italia dei valori di Antonio Di Pietro (capolista nel nordest). Una candidatura forse un po’ scomoda per tutti, compresi i suoi stessi compagni di viaggio. Ma sicuramente di grande valore.
Abbiamo chiesto di intervistarlo a Piergiorgio Paterlini, che di Vattimo è diventato il “biografo ufficiale” con il libro scritto a quattro mani “Non essere Dio” che è stato anche tradotto e pubblicato negli Stati uniti dalla Columbia University Press (e scusate se è poco).

Quando e come Antonio Di Pietro ti ha chiesto se accettavi di candidarti? Quanto tempo ti è servito per decidere?

Ci riflettevo da qualche tempo, anche se tutto è cominciato verso la metà di marzo, quando Di Pietro di fatto mi ha raggiunto. Lo conoscevo già dal Parlamento Europeo,avevo seguito anche la vicenda di una lista che gli amici di Micromega volevano costruire con il suo movimento. Ho deciso molto rapidamente, anche vari amici torinesi mi avevano già suggerito di pensare a IdV. E nota bene che mi ero posto già prima il problema su chi avrei votato alle elezioni europee, decidendo che comunque avrei votato per IdV. Accettare la candidatura è stato come lo sviluppo naturale di una decisione che avevo già preso.

Te lo hanno chiesto tutti, ma inevitabile: perché Idv?

E’ il solo partito di vera opposizione in Italia.
E in questo momento a me sembra che di opposizione autentica ci sia un gran bisogno da noi. Il mio avvicinamento a Di Pietro comincia così, non dirò che è l’ultima spiaggia prima di cadere nell’abbandono totale della politica, certo però questa componente per me c’è. Ma non si tratta solo del fatto che è l’unica opposizione. Nel suo programma ci sono una quantità di aspetti anche “positivi” – l’insistenza sulla legalità che risponde in modo non demagogico e fascista al bisogno di sicurezza con cui invece gioca cinicamente la maggioranza berlusconiana; l’idea di agire dall’Europa e con l’Europa per farla finita con il conflitto di interessi che avvelena la politica italiana; così per immigrazione, lavoro, ammortizzatori sociali, tutti temi che dal nostro Parlamento italiano in mani berlusconiane non possono ricevere risposte accettabili. Aggiungi che, via via che conosco meglio i candidati di cui sono compagno nelle varie circoscrizioni,mi rendo conto che molti di loro vengono a esperienze di sinistra come me, e che portano in IdV le istanze che mi hanno sempre ispirato nella mia non lunga vita politica. Alle quali sono sempre stato fedele mentre la sinistra con cui credevo di lavorare si spostava sempre più verso destra, fino alla cancellazione della “S” nel nuovo nome del PD.

Non pensi che finire a Strasburgo (o a Bruxelles) ti tagli fuori dalla sempre più rara e preziosa opposizione e polemica politica in Italia? Un esilio dorato, un autoesilio… forse una fuga da questa nostra palpabile impotenza?

Al contrario,credo che le dimensioni della crisi attuale del capitalismo siano ormai sempre più sovranazionali. E’ vero che noi in Italia continuiamo a credere che il il Parlamento europeo sia poco più di un centro di ricerca teorica, ma io mi rendo sempre più conto che questa relativa inefficacia dipende dalla volontà dei grandi partiti nazionali che ne vogliono mantenere la condizione di pura eco delle questioni interne. Ripensando alla mia esperienza – 1999-2004 – di deputato europeo è questo che mi colpisce: invece, con un partito come l’IdV sono convinto di poter perseguire finalmente una politica – di legalità, giustizia sociale, lotta alle mafie – di respiro davvero europeo. E’ questo che voglio fare in questa “seconda prova”, anche usando della esperienza che ho fatto nel mio primo mandato.

Che obiettivi e sogni hai per il Parlamento Europeo? Insomma, cosa ti piacerebbe "portare a casa"?

Per esempio, e anzitutto, una decisa trasformazione del nostro rapporto di sudditanza verso gli Usa. Così: chi sa che Fondo Monetario e Banca Mondiale sono diretti da un consiglio di amministrazione dove pesano gli azionisti – e mentre gli Usa pesano come un azionista grande e dominante, gii europei sono in ordine sparso e pagano di più degli Usa ma contano molto di meno? Lo stesso discorso si può fare per la politica comune in tema di clima, ecologia, ricerca scientifica. Anche ovviamente sui diritti civili è solo l’Europa che ci può salvare dalla dipendenza assoluta verso il Vaticano.

Una domanda ancora più personale: quanto hanno inciso in questa tua scelta e in che percentuali - se vogliamo - l’impegno che caratterizza tutta la vita in “necessario” rapporto con il tuo pensiero filosofico e la noia?

Sì, certo io sto per andare in pensione (adesso sono nella posizione del “fuori ruolo”, con ben più di un piede fuori dall’università). Avrò più tempo per la politica anche se ho ancora molti impegni di seminari e lezioni in giro per il mondo. Non mi sento come uno che deve scacciare la noia facendo il parlamentare europeo. Ma riconosco che c’è una componente di interesse personale nel tentare di essere ancora eletto a Strasburgo. Riconosco che sono un anziano come tutti: io credo di avere ancora contributi da dare anche in politica; IdV mi ha chiesto di candidarmi; decideranno gli elettori; quel che faccio come campagna è cercare di informarli che ci sono e che ho determinati programmi, certo profondamente legati al mio lavoro filosofico.

di Piergiorgio Paterlini

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